Ora Emma sembra Veltroni
Ai radicali potevi rimproverare tutto ma non la coerenza con cui difendevano il loro menù di battaglie a chiodo fisso. Emma Bonino invece pare aver fatto velocemente sua la massima di Giovanni Giolitti sul governare gli italiani: quando il sarto fa un vestito al gobbo, deve far la gobba anche all'abito. L'aria romana e il lungo soggiorno trasteverino fanno sentire i loro effetti alla candidata piemontese nell'accento ma anche romana nel cuore. Appunto: il cerchiobottismo fa inorridire l'Emma radicale ma non l'Emma candidata, convertita presto, sarà anche una strana influenza veltroniana, al verbo del ma-anchismo. A ma anche B. Laici ma anche cattolici. Abortisti ma anche antiabortisti. Mangiapreti ma anche parrocchiani. Generosi ma anche generoni. Ecocatastrofisti ma anche ecomenefreghisti. E insomma, nessuno ancora le ha fatto notare che fa un poco strano osservare la candidata al governatorato regionale che, con una nonchalance pari al suo look distratto, passa da un incontro fitto fitto con i costruttori (che la Emma radicale avrebbe forse tenuto a distanza perché squali mattonari) a un incontro fitto fitto per siglare l'alleanza coi comunisti (con cui la Emma radicale, liberale e liberista ha poco da spartire). Il diavolo, il cosacco e l'acqua santa, il bolscevico e il menscevico serviti con la stessa portata per portarle consensi. Siamo curiosi di scoprire quanto dell'Emma radicale ci sarà nel suo programma elettorale, ancora ignoto. A rigor di logica dovrebbe essere tutto un florilegio di svaticanizzazioni, tagli, cure dimagranti delle burocrazie, privatizzazioni e liberalizzazioni, il sogno antico di ogni radicale che si rispetti di bonificare il Lazio di ogni residuo clericale. Ma, se l'ipotesi ma-anchista è giusta, l'Emma radicale ha già sveltamente lasciato il posto alla Emma ma-anchista, alla Em-ma-anche, un prodotto ibrido che ha innestato dentro l'esoscheletro della Bonino un software acchiappavoti. È certamente l'Em-ma-anche quella che, quattro giorni fa, s'è presentata all'inaugurazione del porto di Fiumicino. Nemmeno il tempo di finire il clap clap all'opera pubblica, un po' di strette di mano, un in bocca al lupo e subito l'Em-ma-anche brigava con i manifestanti del «no Porto», quelli che «a Fiumicino basta con le colate di cemento», per spiegar loro che sì, l'opera andava fatta, ma anche forse no, un attimo, lasciatemi spiegare, vabbé, ve lo assicuro, sarò il vostro garante della legalità nel controllare che i lavori siano fatti per bene. Come se la Bresso, con Chiamparino appresso, tagliassero nastri in Val di Susa per poi andarsene la sera in osteria a far falò con i «no Tav». Ecco dunque la tattica dell'Em-ma-anche: sfruttare la fama intransigente della militante radicale in modo da agire senza troppi fronzoli con la furbizia camaleontica del politico navigato. Se non fosse che alla Emma radicale questo paragone farebbe ribrezzo, l'Em-ma-anche sembra un Di Pietro in tailleur pantalone. Ma la Em-ma-anche con i dipietristi è alleata, dunque lo prenderà come una critica, sì, ma-anche un complimento.