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Il Pdl attacca: sono tutte falsità

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano

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Chiamato in causa da Massimo Ciancimino nel processo di Palermo all'ex generale dei carabinieri Mario Mori, e attaccato dal leader dell'Idv Antonio Di Pietro, Berlusconi evita ogni replica ufficiale: «Avrei tante risposte da dare ma la dittatura imposta da Bonaiuti mi impone il silenzio» è la battuta con cui il Cavaliere evita di commentare le accuse rivolte dal figlio dell'ex sindaco di Palermo. Dopo il vertice con il premier croato Kosor a Villa Gernetto, Berlusconi tace. In privato però con più di qualche fedelissimo il Cavaliere non nasconde l'indignazione. È sempre il solito copione, sarebbe stato il ragionamento fatto con i suoi, che si ripete ogni volta che c'è un appuntamento elettorale. Sono cose fuori dalla realtà, avrebbe ribadito Berlusconi che però ai suoi interlocutori non avrebbe mostrato nessuna preoccupazione per eventuali ricadute nei sondaggi. Se il Cavaliere affida ai suoi uomini più stretti lo sfogo, a prendere ufficialmente le distanze dalle accuse ci pensa Niccolò Ghedini, avvocato del presidente del Consiglio: «Le dichiarazioni non sono soltanto destituite di ogni fondamento, ma sono anche totalmente inverosimili». E il ministro della Giustizia Alfano: «È in atto un tentativo di delegittimazione dell'azione del governo Berlusconi sempre in prima linea nella lotta a Cosa Nostra. Fi non ha mai avuto collegamenti con la mafia». In campo anche lo stato maggiore del Pdl: «Sono cose che non stanno nè in cielo nè in terra», afferma La Russa e per il capogruppo al Senato Gasparri «è ora di dire basta con la vergogna di questi pseudo pentiti alla ribalta». Nell'opposizione a difesa del premier si schiera il leader dell'Udc Casini: «Ritenere che Fi sia prodotto della mafia significa non solo offendere milioni di elettori, ma soprattutto falsificare profondamente la realtà». Resta in attesa invece il Pd: «Lasciamo lavorare la magistratura».

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