Mafia, Alfano: "Mercoledì il decreto"

Il ministero della Giustizia sta mettendo a punto un decreto che sarà approvato mercoledì mattina dal Consiglio dei ministri per mantenere ai tribunali la competenza per il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso. Lo ha confermato il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Il provvedimento vuole eliminare gli effetti indesiderati dell'inasprimento delle pene previsto dalla legge "ex Cirielli" e, più specificamente, allo spostamento in Corte di Assise di numerosi processi di criminalità organizzata, con il rischio di scarcerazioni. Alfano ha anche detto che a suo parere il processo breve non è su un binario morto e che i pentiti sono utili, ma restano criminali da maneggiare con cura. Poi il ministro intervenuto a In mezz'ora condotto su Rai Tre da Lucia Annunziata ha spiegato: "Silvio Berlusconi non si è posto  al riparo della giustizia e quando avrà finito di governare si sottoporrà ai processi. Conoscendo la sua indole Berlusconi andrebbe in tribunale ad argomentare. Quella sul legittimo impedimento - ha spiegato Alfano - non è una legge ad personam. La questione non è se quella legge sia per Berlusconi, la questione di fondo è se in questi anni vi siano state iniziative contra personam. Non è possibile che, dal momento della sua discesa in campo, quest'uomo abbia patito centinaia di indagini e processi. In 65 giorni sono state programmate 23 udienze. Il Paese si è trovato di fronte ad un bivio tra il dovere del presidente del Consiglio di governare e il diritto del cittadino  Silvio Berlusconi di difendersi al processo". "Il suo orientamento - ha proseguito Alfano - sarebbe di andare in tribunale. Ha un'inclinazione mentale da secchione, sta molto sulle carte, studia i faldoni quando deve preparare qualcosa. Ma non si sottrarrà al governo e non si sottrarrà alla giustizia perchè, quando avrà finito di governare, si sottoporrà ai processi". Il Guardasigilli ha fatto poi riferimento al recente ferimento del  presidente del Consiglio in piazza Duomo a Milano. "Il sangue sul volto di Berlusconi ha manifestato in tutto Paese il rischio che si crea quando si genera non la partita amore-odio ma quella che postula che il bene sia tutto da una parte e il male sia tutto dall'altra. Ucciso il male si afferma il bene: questo germe virale può attecchire in prima battuta nella mente labile di un pazzo, ammesso che lo sia pienamente, dopodiche può attecchire nella mente di persone che insane non sono".