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Silvio assicura l'impegno per Fiat

Claudio Scajola e Luca Cordero di Montezemolo

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Il ministro Scajola risponde piccato alle parole del presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo che nega di aver ricevuto un euro dallo Stato. «Fiat è cresciuta anche con l'aiuto degli italiani e dei governi». Solo scaramucce. In realtà dietro le frizioni c'è la volontà di trovare un accordo per salvare Termini e la produzione. Lo dice anche Berlusconi: «Il Governo farà di tutto per salvaguardare il posto ai dipendenti Fiat». Insomma gli sforzi per scongiurare l'abbandono di Termini Imerese da parte della Fiat, o comunque per rendere indolore la sua partenza, ci sono tutti. Le polemiche fanno parte del gioco. Il governo non molla. Lo stesso Berlusconi spiega nella serata di ieri che «il Governo farà di tutto per salvaguardare il posto di lavoro a tutti i dipendenti della Fiat». E a chi gli chiede quali siano gli ultimi sviluppi per gli stabilimenti di Termini Imerese, il premier replica: «È tutto nelle mani del ministro Scajola». Farete di tutto per salvaguardare l'occupazione?, insistono i cronisti. Il Cavaliere replica: «È logico di sì». L'atteggiamento da tenere verso la Fiat è stato anche al centro del faccia a faccia fra Berlusconi e Scajola. Nello studio di Palazzo Grazioli, il Cavaliere ha posto innanzitutto una questione: e cioè se gli incentivi debbano essere concessi al solo settore automobilistico o anche ad altri comparti. Il ministro dello Sviluppo Economico ha fatto notare come gli aiuti all'auto siano strettamente connessi a quelli per i settori delle moto e delle auto a basse emissioni, come quelle a Gpl. Dall'altro lato ha ricordato al premier che lo stesso Lingotto non è interessato ad aiuti per soli 4-6 mesi, periodo massimo consentito dall'attuale situazione delle casse pubbliche. Altro problema problema sul tavolo è quello di stabilire che tipo di formula usare: se dare cioè un contributo diretto o agire tramite la leva fiscale. Questione non da poco visto che sfruttando questo secondo strumento il peso sulle casse pubbliche potrebbe essere posticipato all'anno successivo. La riunione non sarebbe stata risolutiva. Ma il governo sembrerebbe orientato ad offrire gli incentivi (il cui ammontare si aggirerebbe intorno ai 500 milioni di euro) a diversi settori, che vanno dagli elettrodomestici ai mobili. Ivi incluso quello delle auto. Ma una decisione definitiva non è ancora stata presa. Il vertice ha seguito l'incontro che ieri ha visto un altro capitolo al ministero dello Sviluppo Economico. In quella sede la posizione dell'azienda sarebbe stata espressa con chiarezza: è escluso che possa mettersi a fare altre cose che non siano automotive e che possa mettere soldi per il disimpegno di Termini Imerese, piuttosto meglio cedere la fabbrica «a zero lire». Sarebbe poi stata offerta una ipotesi di 6 mesi di incentivi ma la risposta è stata no, perché non garantirebbe continuità, come invece in Francia dove sono stati garantiti 18 mesi. E perché, quando finiscono gli incentivi, c'è un crollo della produzione, i benefici si perdono di colpo ed è un errore già commesso con il governo Prodi. Il Lingotto, poi, non avrebbe gradito gli accostamenti al caso di Alcoa: la Fiat non prende i soldi e scappa. Intanto, mentre si cerca la soluzione industriale per Termini Imerese, l'azienda ha messo sul tavolo i numeri dell'eventuale impatto sociale. Su 1.658 lavoratori diretti dell'impianto (altri 307 sono nell'indotto) la Fiat - al tavolo al ministero, secondo quanto riferito da partecipanti alla riunione - ha sottolineato che ce ne sono 806 che hanno almeno 31 anni di anzianità aziendale: ciò significa che, con 4 anni di indennità di mobilità corta, potrebbero essere avviati al pensionamento di anzianità. Intanto non si è ancora parlato delle proposte industriali: sono confermate sette manifestazioni di interesse per il sito siciliano ed è stato scelto l'advisor per valutarle: è Invitalia.

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