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segue dalla prima A promuovere l'iniziativa insieme a Scajola è stato il ministro Fitto degli Affari regionali.

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L'azionefa perno su un punto: le tre leggi regionali intervengono autonomamente in una materia - produzione, trasporto e distribuzione di energia - che non è di esclusiva competenza regionale, ma su cui vale il principio di concorrenza con lo Stato. E dunque le legittime ambizioni e preoccupazioni dei governatori devono cedere il passo al supremo interesse nazionale per la sicurezza energetica. Nei mesi scorsi però undici regioni, come ha ricordato ieri il governatore della Campania Bassolino, avevano impugnato di fronte alla Consulta la Legge sviluppo, che dava al Governo la possibilità di scavalcare le amministrazioni locali e di decidere da solo dove collocare nuovi impianti nucleari nel caso in cui non si raggiunga un'intesa con il territorio. E se la scorsa settimana la Conferenza delle Regioni ha dato parere negativo al piano di costruzione di nuove centrali, per quella a venire è atteso il varo da parte del Consiglio dei ministri della norma che detta i criteri per individuare i siti su cui costruire gli impianti. I fronti aperti, quindi, sono molti. Soprattutto politici e ora il tema nucleare arriverà sicuramente nel menù della campagna elettorale delle regionali. I primi a non accettare le decisioni del governo sono proprio i governatori delle regioni interessate. «Saremo disobbedienti», annuncia il pugliese Vendola. De Filippo rassicura i lucani, che hanno alle spalle la rivolta per scongiurare che Scanzano Jonico (Matera) diventasse il «cimitero» nazionale delle scorie nucleari. E Bassolino difende la Campania: «Abbiamo rispettato la Costituzione». A loro risponde il ministro Fitto, contestando il fatto che sul nucleare le regioni abbiamo fatto propaganda elettorale e non abbiano seguito affatto il dettato della Carta costituzionale. Il ministero dello Sviluppo Economico è intervenuto con una nota a chiarire la sua posizione. «Una regione non può decidere unilateralmente, attraverso una legge, la preclusione nel territorio regionale dell'installazione di impianti, fabbricazione, stoccaggio e deposito del combustibile nucleare, di materiali e rifiuti radioattivi, in assenza di intese con lo Statolo strumento legislativo, perché, in tal modo, eccede dalle competenze regionali; inoltre, una tale norma è in contrasto con i principi di sussidiarietà, ragionevolezza e leale collaborazione». Insomma fermezza ma anche invito al dialogo quando la stessa nota ha concluso: «È evidente che la localizzazione degli impianti verrà realizzata prevedendo procedure concertate con le regioni e gli enti locali, così come la stessa normativa nazionale stabilisce». Eppure le critiche non finiscono. Alcune arrivano dal candidato del Pd alla presidenza della Regione Lazio, Emma Bonino, che parla di un «atto intimidatorio» da parte del Consiglio dei ministri. Risposta a tono della candidata dal Pdl, Renata Polverini: «Mi sembra legittimo che il Governo affidi alla Corte costituzionale il compito di dirimere un conflitto di competenze: definire un atto intimidatorio un ricorso alla Consulta mi sembra un indizio di scarso rispetto delle Istituzioni e un cedimento alla demagogia. A prescindere dai problemi di costituzionalità delle leggi in questione, è impensabile che si possano realizzare impianti nucleari senza il consenso delle regioni». Insomma come detto il nucleare diventa banco di prova delle Regionali. Filippo Caleri

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