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Quel feeling Fini-Radicali

Gianfranco Fini

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In Transatlantico si creano alleanze impensabili. Liaisons (politiche, s'intende) che sembrerebbero impossibili. Insomma, ciò che accade fuori dal portone di piazza Montecitorio non è ciò che accade dentro e viceversa. Capita così che nel pieno della campagna elettorale per le Regionali, Gianfranco Fini, ovvero il padrino politico di Renata Polverini, scenda in campo a difesa di Rita Bernardini, ovvero il braccio destro (e anche sinistro) di Emma Bonino. E lo faccia in modo irrituale. Decisionista. Superando gli schemi e scavalcando gli schieramenti. E proprio nel momento in cui le due candidate se le cominciano a dare (non ancora di santa ragione), come è giusto che sia in una campagna elettorale che si rispetti. Che succede, allora? Anzitutto, le Regionali non c'entrano nulla. Accade che la Bernardini, una deputata, scriva a settembre una lettera all'«egregio presidente» e anche al «caro Gianfranco». A Fini chiede di avere l'elenco dei fornitori della Camera, una lista più che segreta su cui i partiti mantengono il più stretto riserbo, e anche l'elenco dei consulenti di Montecitorio. La deputata radicale racconta che «il questore Mazzocchi (deputato molto vicino a Fini, ndr) mi rispose con queste parole: "Quanto lei prospetta, anche se può essere qualcosa di positivo, non è contemplato dalle norme europee. Da parte sua, il vicesegretario generale, Claudio Boccia, mi disse gentilmente che avrei potuto avanzare, senza problemi, una richiesta di accesso agli atti per avere i documenti nel giro di pochi giorni". Eppure, si legge nella missiva, passano più di due mesi e non arriva «nemmeno un cenno di risposta da parte dei Questori che ne motivasse il ritardo nella consegna». A questo punto, alla coordinatrice della campagna della Bonino arriva una bella risposta degna del miglior azzeccagarbugli, a firma di tre deputati questori: Francesco Colucci, Antonio Mazzocchi e Gabriele Albonetti. Nella replica, i tre membri dell'ufficio di presidenza della Camera fanno sapere alla deputata radicale che «l'istanza formulata è stata valutata in base alle disposizioni dell'ordinamento interno alla Camera e, pertanto, comprenderà come solo ad una parte della stessa istanza sia possibile dare corso. Quanto alla richiesta di accesso alla lista dei fornitori - si legge ancora -, si rileva che la stessa non si riferisce ad uno o più contraenti ma è diretta ad acquisire l'elenco di tutti i soggetti aventi, allo stato, rapporti contrattuali con la Camera». Quindi, aggiungono, forse tradendo la loro maggiore preoccupazione: «È stata inoltre da lei manifestata l'intenzione di far conoscere quella lista "a tutti gli elettori e quindi anche ai deputati"». Per questo, secondo i questori, «l'accesso da lei richiesto, proprio in considerazione del carattere generalizzato della richiesta ed anche in considerazione dell'intenzione prima ricordata, non è riconducibile alle caratteristiche di un'istanza volta a perseguire un obiettivo di conoscenza specifica ed assume piuttosto quelle di un atto diretto ad effettuare un controllo generalizzato dell'attività amministrativa della Camera, la cui non ammissibilità, oltre ad essere sancita dalla legge, appare quantificabile come principio dell'ordinamento. D'altra parte, nell'ordinamento della Camera è prevista una specifica competenza di controllo sulla attività amministrativa della Camera esercitata dal Collegio dei Questori, che è comunque a sua disposizione per qualsiasi informazione». Stesso dicasi per i consulenti: «Riteniamo che analoghe considerazioni valgano per la parte della istanza di accesso avente ad oggetto l'elenco dei soggetti che a vario titolo, nell'ambito della Camera, prestano la loro attività sulla base dei rapporti giuridici riconducibili alla figura di consulenza». I questori danno infine l'ok alla consultazione delle dichiarazioni congiunte dei deputati, in pratica le dichiarazioni dei redditi, ma ammoniscono la Bernardini ricordandole che «per quanto attiene al corretto utilizzo della documentazione, in forza dell'articolo 8 della legge 441 del 1982, le dichiarazioni in questione non sono conoscibili da parte di chiunque ma esclusivamente dai cittadini iscritti alle liste elettorali». Dunque, non si possono mettere su internet, come vorrebbero fare i Radicali. La deputata boniniana non ci sta. E così annuncia che farà uno sciopero della fame fino a quando non avrà gli elenchi che richiede. A sorpresa, le viene recapitato un biglietto scritto di suo pugno da Fini: «Cara Bernardini, sarà lo sciopero della fame più breve della storia. Domani avrai quel che chiedi, giustamente. Con stima, Gianfranco Fini».

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