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Quell'inutile goliardia dei Democratici che offende Montecitorio

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Quando il Signorotto locale esagerava, alla pazienza succedeva la tempesta. Gli svuotavano la dispensa, arraffavano argenti, ori, bronzi, ceramiche, talora mogli ed amanti, quindi davano fuoco al castello, costringendo il Conte alla fuga precipitosa, sempre che non l'avessero accannato prima. Per fortuna del Pd, il popolo è diventato sovrano e non è più aduso alle jacqueries, quand'anche venga preso per i fondelli. Ieri, alla Camera, il Pd ha dapprima manifestato la propria contrarietà alla legge sul legittimo impedimento, pur dimenticando ipocritamente che i postcomunisti, per ripararsi dalle esondazioni dei magistrati, giunsero al punto, nel 1997, di regalare un seggio a Di Pietro, a mo' di immunità e assicurazione sulla vita, la propria. Quindi, si è passati agli ordini del giorno, dove il Pd, purtroppo, è scivolato in una goliardìa scipita e demenziale, tale da offendere il popolo sovrano, il quale vorrebbe che il Parlamento fosse il tempio dove si celebrano i riti della religiosità del fare, non dei pescetti d'aprile e delle burle. Invece no, molti onorevoli Pd si sono mascherati da Gianni e Pinotto, chiedendosi, ridacchiando, se la partecipazione alle feste paesane costituisca legittimo impedimento. E quanto si sono affaticati in questa vuota provocazione, individuando su google fiere e sagre: sagra dell'agnolotto del canestrello a Polonghera, Cuneo (onorevole Dal Moro); sagra del polentissimo a Monastero Bormida (Concia); rogo della vecia a Pordenone (Samperi); sagra dello spiedino a Castello d'Agogna, Pavia (Mogherini Rebesani); disfida del soffritto di maiale a Flumeri, Avellino (Zucchi); panettone party a Borbona, Rieti (Vico); sagra della lumaca di Valmontone (Velo); festa dei fagioli con le cotiche di Sant'Angelo Romano (Trappolino); sagra delle fave con pecorino di Filacciano, Roma (Tidei); festa della zucca (Cardinale); sagra della strazzata di Avigliano, Potenza (Iannuzzi); festa del radicchio rosso di Dosson (Rampi); sagra del carciofo di Cerda, Parma (Cuomo); sagra dello stinco di maiale di Offida, Ascoli Piceno (De Torre); porco festival del borgo antico di Rotella, Ascoli Piceno (D'Incecco); sagra gastronomica di Castelspina, Alessandria (Corsini); giornate del riso di Jolanda di Savoia, Ferrara (Bonavitacola); festa della fame e della sete di Filattiera, Massa (Sanga); manifestazione ciccioli in piasa, San Martino in Rio, Reggio Emilia (Miotto); festival del tartufo vero dei monti sibillini di Montefortino, Ascoli Piceno (Coscia); festa della sfogliatella di Lama dei Peligni, Chieti (Touadi); sagra della piè fritta di Fontanelice, Bologna (Testa); sagra del brasadè di Borgo Priolo, Pavia (Siragusa); sagra della polenta di Rocca Priora (Russo); sagra del pecorino pepato di Castel di Judica, Catania (Picierno); sagra del mucco, Portopalo di Capo Passero, Siracusa (Peluffo); sagra dell'agnello pasquale, Favara, Agrigento (Mosca); sagra della frittella, Isnello, Palermo (Naccarato); sagra della ricotta, Sant'Angelo Muxaro, Agrigento (Graziano); sagra della sfincia, Montelepre, Palermo (Laratta); sagra delle panelle e crocchette, Ciminna, Palermo (Miglioli). E così via tra salsicce e salamelle, buone e sacrosante, ma usate per colpire la sacralità di Monte Citorio.

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