Pd nel caos in Umbria e Calabria
Sorride il segretario del Pd. E la domanda nasce spontanea: cosa avrà da sorridere? Il suo partito è ormai diventato una polveriera. La minoranza litiga al suo interno poi, compatta, litiga con Bersani che si becca accuse anche da chi lo ha sostenuto. Tutti contro tutti. Mentre le elezioni regionali di marzo si avvicinano. Un appuntamento che, però, non preoccupa il segretario. «Anche in caso di sconfitta - spiega intervistato nel corso della trasmissione La storia siamo noi di Giovanni Minoli - non mi dimetterò perché ci siamo dati un percorso più lungo». Poi, più tardi, dialogando con i giornalisti a Montecitorio aggiunge: «Continuo a leggere del Pd nel caos. Bisogna abituarsi ma vedrete che alla fine, a bocce ferme, faremo il conto e ci caveremo qualche gusto». Sarà, ma a guardare cosa succede in giro per l'Italia l'impressione è che il caos ci sia. Eccome. A cominciare dall'alleanza con l'Udc e dalla possibilità di aprire un canale di dialogo con la maggioranza sul tema della giustizia. Per Bersani le distanze con i centristi sul legittimo impedimento sono superabili. In fondo, spiega, «alle scorse Regionali, cinque anni fa l'Udc stava con la destra in tutte le regioni; quest'anno ci sta solo in alcune. Io sono troppo pragmatico per preferire il primo scenario al secondo». Non la pensa così la minoranza franceschiniana che, con Antonello Soro, gira il dito nella piaga: «Oggi in Aula è diventato ancora più evidente come le differenze con i centristi non sono episodiche, ma di sistema». Il che consiglierebbe un atteggiamento diverso nei confronti di Pier Ferdinando Casini e dei suoi uomini. Invece, sottolinea l'ex capogruppo Pd, «per ragioni tattiche abbiamo inseguito per settimane l'Udc, subordinando ad essa la stessa visibilità del nostro partito, ed è pure finita come tutti abbiamo visto». Il riferimento è ovviamente al caso Puglia su cui anche un esponente vicino al segretario come Luciano Violante ha qualcosa da dire: «Sarebbe stato sufficiente fare un sondaggio due mesi fa per capire che si doveva candidare Vendola senza fare le primarie. Ha lavorato bene e un presidente della Regione che lavora bene per una sola legislatura non si cambia». Nel frattempo, anche se Bersani fa sapere che i nodi saranno sciolti in settimana, il Pd continua a litigare in Umbria e Calabria. Nella prima si andrà alle primarie tra il fioroniano Gianpiero Bocci e la bersaniana Catiuscia Marini. Ma il grande escluso della partita, il veltroniano Mauro Agostini, costretto a fare un passo indietro attacca: «Contro di me una congiura di Area Democratica (la corrente di minoranza guidata da Franceschini di cui anche Agostini fa parte ndr)». Un po' la stessa accusa che Agazio Loiero, governatore calabrese uscente, fa durante l'assemblea regionale del Pd. «È in atto una lotta contro me, sostenuta dai vertici regionali, con l'intenzione di scegliere un altro candidato - dice -. Questo contraddice gli impegni assunti nel Congresso e fino a 20 giorni fa». Bersani, però, se la ride. Dopotutto alle Regionali si caverà «qualche giusto». Magari quello di perdere le Regioni in cui il centrosinistra ha goverato negli ultimi dieci, a volte quindici, anni.