Legittimo impedimento, sinistra divisa
Le dichiarazioni di voto finale sono slittate a oggi pomeriggio ma, salvo clamorose sorprese, al suo ritorno da Israele il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, troverà approvata in prima lettura una legge che non trova di principio l'opposizione del Colle, comunque attento a valutare i tempi e i modi di applicazione del legittimo impedimento. La giornata a Montecitorio insomma è trascorsa senza particolari emozioni, con votazioni a raffica e deputati letteralmente inchiodati all'Emiciclo per quasi otto ore intervallate solo da una pausa pranzo e una a metà pomeriggio. La maggioranza non ha speso troppe parole sul testo in esame: a difendere in Aula il principio della norma sul legittimo impedimento è stata soprattutto l'Udc di Pier Ferdinando Casini che ha definito il provvedimento «discutibile, per certi versi detestabile», ma «coraggioso perché risolve il problema del rapporto tra politica e magistratura. Noi preferiamo prendere il toro per le corna invece di essere ipocriti». Il capogruppo dei Democratici, Dario Franceschini, coglie la palla al balzo e risponde a tono all'Udc: «Finge di non capire che la norma sul legittimo impedimento è una violazione della Costituzione». Massimo D'Alema ieri è tornato alla carica definendo il legittimo impedimento «una sfida alla Consulta» e profetizzando che «tra 18 mesi saremo di nuovo qui perché questo è solo un modo furbesco di riproporre il Lodo Alfano». Quanto al presidente della Repubblica, si sa che quando il Parlamento lavora, tace ma questo non significa che l'attenzione del Colle non sia puntata sui lavori in corso alla Camera. Gli uffici giuridici della Presidenza della Repubblica stanno seguendo l'iter del ddl sul legittimo impedimento e lo stesso Guardasigilli Angelino Alfano ha avviato contatti per rimuovere eventuali ostacoli sulla strada della legge, che dovrebbe essere approvata oggi. Tra l'altro pare che nelle prossime ore Alfano possa salire al Colle per un incontro con Napolitano sulla copertura degli uffici giudiziari. Ma è facile immaginare che sia anche l'occasione per una ricognizione delle leggi in discussione per il pianeta giustizia. Per il Colle la questione dell'immunità parlamentare non è mai stata un tabù. E non ci sono ostacoli di principio verso una legge che regoli il legittimo impedimento. Napolitano sa benissimo che questa materia è stata al centro di varie riforme negli anni e nei decenni passati. Il tema esiste, il problema è come affrontarlo. Le considerazioni del Quirinale vanno chiaramente - e non da ora - nella direzione di una attenta valutazione dei modi e dei tempi di questo impedimento perchè va mantenuto e rispettato l'equilibrio tra l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e il diritto-dovere del capo dell'esecutivo, e della sua squadra, a governare. Quello che il Quirinale non vuole, insomma, è una sbandata rispetto agli orientamenti originari del disegno di legge.