Intanto, però, gli inviti rivolti ai siriani sono chiarissimi e mirano a rompere la comunanza d'interessi con un regime che Mousavi definisce, ove mai ce ne sia bisogno, "dittatura".
Nonsi smentisce. Ha destato attenzione la proposta di avere Israele nell'Unione Europea, provocando anche qualche commento politicamente e culturalmente sgrammaticato, ma non è nuova. Israele è già Europa, è un pezzo della nostra storia, un brano della nostra carne. Per questo abbandonarla sarebbe un suicidio. In molti si sono soffermati su un passaggio dell'intervista di Berlusconi al quotidiano Haaretz, liberale e non filogovernativo, nel quale si critica la politica israeliana nei territori occupati e nelle colonie. Ma sono le cose che diceva Ariel Sharon, che contro i coloni israeliani mosse l'esercito israeliano. Le due cose, il richiamo europeo e quello alle colonie, sono legate da un comune significato. Per ottenere la pace è necessario che il mondo civilizzato e democratico senta la sicurezza d'Israele come un problema proprio. La nuova presidenza statunitense, in materia, è stata assai lacunosa. L'Europa istituzione, con la sua sconosciuta Lady Ashton, è inesistente. Fissare quel principio, pertanto, è indispensabile. Ma la pace dipende anche dall'esistenza di un interlocutore affidabile, il che significa dare forza e autorevolezza ai palestinesi di Abu Mazen. Quando si parla dei territori si parla a loro. Ma, per comprendere il senso del richiamo, occorre aggiungere quel che lo ha seguito: l'invito alla Siria a non continuare il finanziamento e l'appoggio verso le fazioni fondamentaliste e terroristiche. Non ci sarà pace, finché Hamas ed Hezbollah terranno in ostaggio i palestinesi. Ho il massimo rispetto per la giornata della memoria e le celebrazioni contro lo sterminio degli ebrei. Ma quel che il governo Italiano sta facendo, con la sua opportunamente massiccia e affollata visita in Israele, è molto di più. È un peccato, anzi, un delitto, che politici e commentatori non trovino il modo, senza pregiudiziali di schieramento, di una pubblica riflessione e di un sincero compiacimento. Davide Giacalone