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Emma si vergogna del Pd "Nel Lazio ci vuole legalità"

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Emma Bonino

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Qualcuno glielo dica. Dica a Emma Bonino che il centrosinistra, ovvero la coalizione che la sostiene nella corsa per diventare presidente della Regione Lazio, è attualmente al governo. E lo è da cinque anni. Dica che la sua coalizione è la maggioranza, non l'opposizione. Perché la Bonino che ieri ha inaugurato il suo comitato elettorale in una ex fabbrica siderurgica in via Ripense a Trastevere sembrava più che la sfidante di Renata Polverini la capa dell'opposizione in consiglio regionale. Ha parlato di «nuovo inizio» e non di continuare il lavoro già avviato. Anzi, per dirla tutta, del lavoro svolto dalla Regione guidata da Piero Marrazzo neanche un accenno, una frase, una sillaba, un suono gutturale. Niente. E nulla di nulla neanche sui partiti. Niente bandiere, simboli. E nemmeno facce. Al punto che Emma chiama sul palco Riccardo Milana, il coordinatore del comitato elettorale in quota Pd, in maglioncino blu stile Silvio. Le amiche di Emma in un angolo si domandano: «E quello chi è?». Un ragazzo vicino le rassicura: «È il coordinatore del comitato, quelli del Pd volevano uno loro. Ma tutti sanno che la campagna elettorale la farà Rita». Rita è Rita Bernardini, storica leader dei radicali, che infatti sale sul palco a fianco alla candidata. Vorrebbe salire anche Stefano Pedica, che è il leader regionale dell'Idv. Anzi, vorrebbe far scendere Milana: «Che ci fai tu lassù», gli fa da sotto. Poi sale, la Bonino cerca di far pace. Pedica si piazza in un angolino. Ma comunque ha conquistato i suoi venti centimetri quadrati di palcoscenico, ognuno ha diritto a un ampio di giri di lancette di notorietà. Ma è contorno. Comprimari. Anzi, nemmeno. Il copione prevede solo Emma. Anche questa fabbrica è stata riallestita alla bell'e meglio come fosse un teatro. Grandi teli bianchi nascondono pareti lerce e logore di lavoro. Tutti in piedi, quelle tutti gli eventi made in radicali sono molto underground. C'è tanta ressa e molto spontaneismo. Pochi vip. Il vicepresidente della Regione Esterino Montino appare spaesato, si guarda attorno. Nicola Zingaretti, presidente della provincia, rimane nel suo cappotto blu tra i pubblico. C'è Marianna Madia, l'ex veltroniana di ferro. E l'altro veltroniano di ferro, Jean Touadi. Arriva Ignazio Marino. Arrivano due naufraghi del Transatlantico, Paolo Cento e Angelo Bonelli. Già, Bonelli: l'unico politico citato dal palco perché in sciopero della fame. Solo Emma, dunque. Ed Emma non delude. Sale sul palco e annuncia: «Voglio riportare nella regione Lazio regole, legalità e trasparenza perché queste sono il presupposto e danno la certezza per poi riuscire a fare». Messa così par di capire che nell'attuale amministrazione non ce ne sia stata. Di sicuro Montino a quel punto si fa largo tra i presenti e guadagna a fatica l'uscita. Se ne va. Lei va avanti come un treno. Non parla di partiti, ma di club. Dice che vuole pescare anche nell'elettorato di destra. Chiede a tutti di non imbrattare i muri, al limite di attaccare i manifesti alle finestre, ai finestrini delle auto. Spiega che il Lazio dovrà tornare a essere «attivo, dinamico. Deve riprendere la sua strada, dev'essere una grande regione d'Europa, forte e attenta ai più deboli, ai più poveri, ai più sfruttati. Un Lazio che non ha paura e che affronta le sfide, un Lazio forte che non ha paura di contaminarsi». Emma chiama sul palco Miriam Mafai, si abbracciano ma la scrittrice non pronuncia una parola. Sale sul palco Monica Guerritore che ricorda lo slogan della campagna: «Ti puoi fidare». «E io mi fido», dice l'attrice al microfono. Poi mima un gesto eloquente, disegna con le dita un segno netto nell'aria e annuncia: «Ecco, Emma. Spero che con te si possa tracciare una linea chiara e cancellare tutto il passato». Alleluja. Addio. Addio Marrazzo. Addio i partiti che litigano. Addio le mille diatribe. O almeno Emma prova a mettere da parte quel mondo, a presentarsi come la donna dei mille contatti internazionali e che vuole portare il Lazio oltre i propri confini. Anche la carta di sfruttare meglio i fondi europei in fin dei conti è un'ammissione di colpa per l'attuale amministrazione. Ogni candidato ha il suo guastafeste. La Bonino ne è ha uno ingombrante, Marco Pannella. Per ora c'ha messo del suo per metterla in difficoltà, persino la genialata di piazzargli in lista (poi dirottato) il regista erotico Tinto Brass che certamente non farà far i salti di gioia all'elettorato cattolico. S'aggira nel salone del comitato. Si avvicina un ragazzo con una telecamerina e gli fa: «Marco, fatti intervistare dalla web tv dei Radicali». Lui si volta e sembra cadere dalle nuvole: «E che è?». Il giornalista: «È la web tv nostra. In questo momento abbiamo 200 telespettatori. Stamattina con la chat con Emma abbiamo toccato il record: ben 400». E Marco serafico: «Mila?». Fabrizio dell'Orefice

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