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«La sfida Comincia Adesso», «La mia forza siete voi».

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Inrealtà si tratta di alcuni tra i tanti messaggi politici che firmano i manifesti dei candidati alle elezioni regionali del Lazio. A circa due mesi dalle votazioni è già cominciata infatti la battaglia degli spazi, soprattutto tramite quegli immensi cartelloni che si chiamano, in base alle loro misure, 6 per 3. Una battaglia, a ben considerare, paradossale perché in campo, almeno per il momento, è scesa una sola squadra, quella del centrodestra. Tra i tanti grandi manifesti che campeggiano già con grande evidenza nelle strade di Roma non ce n'è nessuno che sia appannaggio dei candidati di centrosinistra. Per la coalizione di sinistra infatti fa brutta mostra di sé solo qualche manifesto dalle misure tradizionali, per lo più attaccato in modo maldestro. Sarà un segnale che la Bonino considera la partita contro la Polverini già persa? O rientra invece nella strategia comunicazionale dei partiti di sinistra, del Pd in particolare, che sono soliti esprimere la loro forza di fuoco cartellonistica più a ridosso della scadenza elettorale? Nell'attesa di saperlo, a seguire le presenze murarie, sembra che ci si trovi di fronte ad un confronto tutto interno al centrodestra. Con candidati rampanti, giovani ma non alle prime armi, che si combattono per occupare gli spazi più grandi e visibili, anche se con risultati, dal punto di vista della comunicazione politica, più che discutibili. La tendenza prevalente è quella di firmare i manifesti con uno slogan che vuole essere anche un microprogramma: «Più opportunità per la Regione Lazio», «Il Lazio in serie A», «Una Regione sana fa bene al Paese». Messaggi che circondano o più spesso campeggiano sotto la foto del candidato. Una forma di propaganda, quella del manifesto, che rappresenta il più antico e tradizionale medium con la cittadinanza e quindi viene considerata ineludibile, ma che talvolta comporta qualche rischio. Si fa sempre più fatica infatti a capire se quelle immense facce che promettono sempre meraviglie appartengano al candidato Consigliere regionale o invece incarnino il messaggio pubblicitario di un centro dimagrante piuttosto che di un nuovo Rettore con annessa nuova Università. La cosa più divertente è soffermarsi sui messaggi per analizzarne incongruità e comicità: «Cercami» non è l'inserzione di una dispensatrice di eros a pagamento, ma l'invito a trovare il candidato. Un messaggio che, in modo subliminale, comunica anche l'impossibilità di trovarli, questi candidati, soprattutto dopo le elezioni. E poi i tanti: «Con te», «Con voi» e di giù fino a tirare in ballo un po' tutte le prime, seconde e terze persone sia singolari che plurali della grammatica italiana. Ma il record del divertimento se l'è senz'altro aggiudicato quel signore che richiamandosi alla «forza dell'identità» ha pensato bene, tanto per cominciare, di cambiare innanzitutto il suo cognome.

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