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Dialogo aperto col governo Sette proposte per Termini

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Fiat, proteste a Termini Imerese

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Riparte il dialogo tra la Fiat e il governo. È presto per dire che è stata trovata una soluzione per Termini Imerese ma di fatto ieri all'incontro tra il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, i vertici di Torino e i sindacati, si è registrato un passo in avanti. «Abbiamo riannodato le fila di una collaborazione» ha affermato soddisfatto Scajola al termine dell'incontro e ha annunciato l'apertura di una tavolo su Termini Imerese per il 5 febbraio. In quelal occasione saranno esaminate le diverse soluzioni per lo stabilimento siciliano. Poi si passerà ad approfondire i piani industriali di riordino degli stabilimenti della Fiat in Italia. Sarà esaminato anche il piano di investimenti per i due terzi degli 8 miliardi programmati nel prossimo biennio. Il ministro durante l'incontro ha riferito che sono pervenute sette proposte per il futuro di Termini Imerese, su cui come hanno riferito i sindacati, si sarebbe mostrato ottimista. Sulle diverse soluzioni c'è ancora il massimo riserbo perchè, ha detto Scajola, «prima se ne vuole valutare la consistenza effettiva».  Per lo stabilimento siciliano al momento c'è solo l'auspicio del governo che lì «rimanga la produzione legata all'automobile». «Vogliamo sapere - ha affermato Scajola - quale contributo di produzione Fiat può dare a Termini». Il ministro ha criticato la decisione di Torino di fermare gli stabilimenti per due settimane e ha ribadito che «Fiat è un asset fondamentale per il Paese e il Governo intende agevolarne l'attività». fermo restando però che anche l'azienda deve fare la sua parte. Quanto all'ipotesi di aiuti pubblici all'industria, Scajola ha detto che la decisione sarà presa in sede europea. Resta ferma una condizione, ovvero che «il Sud non può essere penalizzato dalla ristrutturazione della Fiat». Ma il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia da Davos è stata meno possibilista. «Non possiamo rimanere bloccati su quello che c'è e non voler nessun cambiamento - ha detto - Se uno stabilimento non sta in piedi per motivi competitivi e logistici il problema non è mantenerlo ma reimpiegare la forza lavoro che rischia la disoccupazione». I sindacati al termine dell'incontro hanno confermato «il clima più disteso» ma hanno anche precisato che ora attendono di vedere quello che accadrà il 5 febbraio. Il leader della Cisl Raffaele Bonanni si aspetta che il 5 febbraio «prenda corpo qualcosa che che faccia vivere Termini Imerese che mantenga l'occupazione e garantisca le famiglie. Un qualcosa che abbia attinenza con l'auto e che mantenga in piedi l'attività produttiva». Sulla stessa linea il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti che ha chiesto anche di risolvere la questione dei 18 lavoratori dell'indotto di Termini che stanno bloccando la produzione». Per il leader della Cgil Guglielmo Epifani «non si può considerare definitivo il disimpegno della Fiat» e quindi bisognerà vedere «con chi si continueranno a produrre auto a Termini».

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