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L'Anm prepara una Sinistra protesta

Magistrati

Ma il Pdl va avanti sul Lodo Alfano bis

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«L'Anm ha scelto di macchiare una giornata che è per i cittadini e per il loro diritto di avere giustizia». Angelino Alfano alla fine ha sbottato. I magistrati minacciano di rovinare l'apertura dell'anno giudiziario di sabato e lui prontamente li accusa di fare «campagna elettorale» per il prossimo rinnovo del Csm. Verrebbe da dire Nulla di nuovo sul fronte occidentale. La storia è sempre quella: gridano allo scandalo se qualcuno li accusa di usare la toga come mezzo di lotta politica. Ma alla fine la tentazione di protestare contro il governo è troppo grande per lasciarsela sfuggire e allora ci fanno un pensierino e dimenticano i buoni propositi. Così, in occasione delle cerimonie per l'inaugurazione dell'anno giudiziario che si terranno in tutti i distretti di Corte d'appello, i magistrati hanno deciso di attuare una dura forma di protesta: indosseranno la toga, stringeranno in mano una copia della Costituzione come a «simboleggiare il forte attaccamento alla funzione giudiziaria e alla Carta» ma soprattutto usciranno dall'Aula nel momento in cui prenderà la parola il rappresentante del ministro della Giustizia. Una scena che non si ripeterà solamente all'Aquila dove prenderà la parola proprio il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Una cortesia che i magistrati hanno riservato solamente al Guardasigilli «per rispetto all'istituzione», ma che non cambierà lo stato d'animo della categoria decisa a «testimoniare il proprio disagio per le iniziative legislative in corso, che rischiano di distruggere la giustizia in Italia, e per la mancanza degli interventi necessari ad assicurare l'efficienza del sistema». Il dissenso sulla politica della giustizia del governo si sfogherà in un mix di proteste che i magistrati hanno già messo in atto nel passato e che troveranno compimento nel momento in cui, appena finito l'intervento del rappresentante del ministero di Giustizia, i rappresentanti dell'Associazione nazionale magistrati leggeranno un unico durissimo documento per dire, innanzitutto al presidente del Consiglio, «basta insulti e aggressioni» e alla maggioranza stop a «riforme distruttive», a «leggi prive di razionalità e di coerenza, pensate esclusivamente con riferimento a singole vicende giudiziarie e che hanno finito per mettere in ginocchio la giustizia penale in questo paese».   Poi, nel caso in cui questo non fosse ancora sufficiente, distribuiranno un dossier, che, dati di fonte europea alla mano, dimostra che i magistrati italiani «non sono fannulloni strapagati». È stata la giunta dell'Associazione nazionale magistrati a definire le modalità con cui le toghe manifesteranno il «disagio», ma anche il «forte attaccamento» alla loro funzione e alla Costituzione. Lo ha fatto in una riunione allargata anche ai rappresentanti di Magistratura Indipendente - la corrente più moderata e l'unica all'opposizione della giunta guidata da Luca Palamara - che ha condiviso tutte le scelte, tranne quella di lasciare le sedie vuote quando parleranno i rappresentanti di via Arenula («un gesto inutile e che ci indebolisce», dice il segretario Fiorillo). Inevitabilmente, proprio lo sgarbo di abbandonare l'Aula mentre il rappresentante del ministero della Giustizia prenderà la parola, ha riacceso lo scontro tra toghe, governo e maggioranza; uno scontro che ha fatto passare quasi sotto silenzio il primo giorno di sciopero dei penalisti contro «l'inerzia» della politica sulle riforme per la giustizia, che peraltro ha registrato un'adesione totale.   All'annuncio di questa decisione, sono arrivate le reazioni dei politici. Per Sandro Bondi, coordinatore nazionale Pdl, si tratta di «una profonda e oltraggiosa lesione dell'ordine democratico e costituzionale» tanto che, «a questo punto è improcrastinabile una posizione chiara di tutte le Istituzioni a salvaguardia delle legittime prerogative democratiche». È invece un «vulnus allo stato di diritto», per il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, mentre il portavoce Daniele Capezzone, accusa l'Anm di esprimere «disprezzo» per gli elettori. Da Pd e Idv invece, come un film visto e stravisto, arrivano parole di grande adesione. E mentre il Pd affida al responsabile giustizia Andrea Orlando il compito di difendere il diritto dell'Anm di esprimere il proprio dissenso, l'Idv attacca: «È una protesta giusta contro leggi-vergogna - tuona il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi - Alfano ha dimostrato in mille occasioni di non essere il ministro della Giustizia, ma il commissario anti-magistratura di Berlusconi». Dichiarazioni rese ancora più aspre da Antonio Di Pietro che attacca il governo invitandolo «invece di accusare i magistrati di essere sobillatori» a riflettere «sulle ragioni profonde della loro protesta».  

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