Il gioco pericoloso di Casini
Pier Ferdinando Casini, irrigidito a cavallo della candidatura di Adriana Poli Bortone alla presidenza della regione Puglia, si trova in mezzo al guado. O torna indietro per ricomporre lo schieramento di centrodestra e dargli una concreta possibilità di sconfiggere nelle elezioni del 28 marzo la coalizione di sinistra guidata di Nichi Vendola, come gli ha proposto Silvio Berlusconi invitandolo a scegliere insieme un altro candidato, o prosegue nella consapevolezza di poter agevolare la vittoria del governatore uscente. Sarebbe sciocco ed ingiusto pensare che Casini voglia semplicemente dare una mano a Vendola, dopo essersi peraltro rifiutato per buonissime ragioni di accettarlo come candidato di una coalizione di sinistra allargata all’Udc, secondo una proposta avanzatagli dal vertice del Pd, in particolare da Massimo D’Alema. Che aveva cercato di accontentarlo spendendosi in prima persona nella sua regione di adozione politica per un’altra candidatura. Più che a Vendola, la mano Casini vorrebbe stenderla proprio a D’Alema e al segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Che l’ex presidente della Camera considera non a torto come gli interlocutori più affidabili per un moderato: più consapevoli, per esempio, dei guasti procurati alla sinistra riformista dai cedimenti prima alla sinistra massimalista, poi all’antiberlusconismo giustizialista di Antonio Di Pietro. Casini probabilmente teme che, già indeboliti dalla sconfitta subita nelle primarie di domenica con la schiacciante vittoria di Vendola su Francesco Boccia, gradito all’Udc, i poveri D’Alema e Bersani possano essere travolti nel loro partito se la sinistra perdesse la regione Puglia miracolosamente conquistata cinque anni fa. Ma egli deve anche sapere che, se si fa carico più di tanto della sorte di D’Alema e Bersani, come una volta la sinistra democristiana si faceva carico della sorte del Pci di Enrico Berlinguer, il gioco potrebbe sfuggirgli di mano e procurargli danni incalcolabili, senza la certezza peraltro di riuscire a salvare il gruppo dirigente del Pd, incautamente avventuratosi proprio in questi giorni nel rilancio dell’alleanza con Di Pietro. L’elettorato non certo di sinistra dell’Udc potrebbe letteralmente dissolversi in pochi anni se le urne del 28 marzo dovessero certificare il contributo dato da Casini ad una sconfitta del centrodestra in una regione importante come la Puglia. Se poi il centrodestra dovesse riuscire a vincere anche senza l’Udc, come Umberto Bossi si augura dalle sue postazioni del Nord, Casini farebbe un regalo enorme alla Lega, rafforzandone l’asse con Silvio Berlusconi da lui tanto temuto e osteggiato.