L'Anm non faccia politica

Adesso è caduto anche l’ultimo velo. Per anni abbiamo sentito i magistrati difendere l’autonomia della propria categoria dalle pressioni politiche e dal potere dell’esecutivo. Lo prevede la Costituzione, ma quello che non è previsto è che la difesa dell’autonomia arrivi al punto di limitare e, diciamo anche una parola grossa, minacciare, gli altri poteri dello Stato. La protesta che l’Anm ha in programma in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario di fatto sancisce la formazione di un vero partito politico. Un’organizzazione che mette in discussione gli eletti dal popolo, e che attacca direttamente il governo e il presidente del Consiglio. Leggere dei proclami contro le riforme della Giustizia, che sono all’esame del Parlamento, è una invasione di campo che non può essere tollerata. Calpesta i principi della democrazia. La Giustizia non è una questione sindacale o di casta, riguarda gli italiani. Le assenze ostentate quando prenderanno la parola i rappresentanti dell’Esecutivo e il proclama contro il premier gettano tanti sospetti sull’azione della magistratura accusata a torto o a ragione di condurre indagini politiche. E, ha ragione Alfano, offusca l’impegno di tanti giudici e Pm che svolgono con sacrificio e grande senso del dovere il proprio lavoro al servizio della comunità. Si tratta dunque di una azione politica che finirà solo per far male alla Giustizia e incrinare ancor di più la fiducia dei cittadini.