Giustizia, la protesta dei magistrati "Fuori quando parla il ministro"
Presenti con la toga e con una copia della Costituzione in mano nelle aule delle cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario nelle 26 Corti d'Appello. Aule che però i magistrati abbandoneranno per protesta quando prenderà la parola il rappresentante del ministero della Giustizia. Non prima, però, di aver letto un documento per denunciare il "disagio" per le iniziative giudiziarie di governo e maggioranza, che rischiano di "distruggere" la giustizia, assieme alla mancanza di interventi per assicurare che il sistema funzioni con efficienza. È questa la forma di protesta che le toghe metteranno in atto sabato e che è stata stabilita oggi dala giunta dell'Anm. Fuori all'aula - Durante le cerimonie nei distretti di Corte d'appello i magistrati indosseranno la toga e avranno in mano una copia della Costituzione "per simboleggiare il forte attaccamento alla funzione giudiziaria e alla Carta costituzionale", spiega l'Associazione nazionale magistrati in una nota. Ma al momento dell'intervento del rappresentante del ministero della Giustizia "lasceranno in maniera composta l'aula per testimoniare il proprio disagio per le iniziative legislative in corso, che rischiano di distruggere la giustizia in Italia, e per la mancanza degli interventi necessari ad assicurare l'efficienza del sistema". Soltanto alla fine dell'intervento rientreranno. Il dossier - Stando a quanto diffuso dal sindacato delle toghe ogni rappresentante dell'Anm locale leggerà il documento predisposto dai vertici dell'Anm e alla fine del suo intervento mostrerà una copia del dossier "Le verità dell'Europa sui magistrati italiani", che poi consegnerà al presidente della Corte d'Appello. Lesione alla democrazia - Il coordinatore del Pdl Sandro Bondi critica fortemente la scelta delle toghe che rappresenta "una profonda e oltraggiosa lesione dell'ordine democratico e costituzionale". La protesta decisa dall'Anm per le cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario, secondo Bondi, impone che le "istituzioni a salvaguardia delle legittime prerogative democratiche" manifestino "una posizione chiara" a riguardo.