E ora si aspetta l'esplosione della "bomba" Campania
NAPOLI - Dopo mesi passati a litigare, cambiare idea un giorno sì e l'altro pure, alla fine l'unica cosa sicura nel centrosinistra campano è che le primarie si faranno il 7 febbraio. E che, salvo sorprese, dovrebbe essere una sfida a due interna ai dem tra il bassoliniano assessore al Turismo Riccardo Marone, che ieri ha annunciato la sua candidatura, e l'antibassoliniano sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, che da mesi cerca l'investitura. Ma non è escluso un terzo nome di area minoritaria, e forse anche i Verdi potrebbero lanciare un proprio uomo. Insomma, fino a sabato, termine ultimo per le candidature, potrebbe esserci qualche altro colpo di scena. E per il candidato presidente bisognerà aspettare ancora una decina di giorni, mentre il Pdl ha già investito Stefano Caldoro, lanciatissimo nella sua campagna elettorale. Dopo la Puglia, anche in Campania le cose si sono messe malissimo per il partito di Bersani, che vede tramontare inesorabilmente il lungo dominio durato oltre dieci anni. E nel disperato tentativo di salvare se non la poltrona, almeno quel poco che resta della faccia, si riaggrappa alla zattera delle primarie dopo mesi di lotte interne tra fazioni, discussioni e riunioni infruttuose. Una situazione fotografata bene – del resto l'ha vissuta dall'interno – dall'assessore regionale Ennio Cascetta. Anche lui era spinto da Bassolino ma, tramontato il suo astro a favore del lievemente meno discusso Marone, si è ritirato dalla corsa togliendosi però lo sfizio di sputare veleno sui suoi compagni di partito, con una lettera durissima indirizzata al segretario nazionale Bersani. Parole forti che di certo avranno peggiorato la giornata dell'ormai disperato leader Pd, in cui Cascetta racconta di aver provato a dare il suo contributo a un percorso che vedesse la partecipazione dei Democratici e degli altri partiti della coalizione, ma di non essere stato apprezzato da una politica «troppo autoreferenziale». «Ho assistito invece - denuncia - a lotte intestine, a passaggi di campo, a personalismi, a veti ideologici. Si è discusso di candidati, si sta ancora discutendo di candidati, si sono fatti dei nomi, molti nomi, si sono confrontati e contrapposti gruppi e campanili, nel perseguimento dell'unico obiettivo di conquistare o conservare posizioni di potere; ma mai nessuno ha apertamente dichiarato cosa la coalizione di centrosinistra, e in essa il Pd, intende proporre». Lesto, Bassolino l'ha rimpiazzato con Riccardo Marone, ex sindaco di Napoli e deputato, assessore nella sua giunta dopo l'addio dello spin doctor Claudio Velardi. Il nuovo candidato ha subito dichiarato di lavorare per una soluzione condivisa, ma De Luca non vuol certo mollare proprio ora. Insomma, uno sfacelo. Che il Pd, con le sue lotte fratricide, stia contribuendo ad affondare il centrosinistra è cosa nota anche agli alleati, tanto che quando s'è tornato a parlare di primarie l'Italia dei valori s'è chiamata fuori: «Vediamo il candidato e poi decidiamo se aderire o correre per conto nostro», è la posizione dei dipietristi. E la Sel vendoliana, galvanizzata dopo il successo in Puglia, aveva dapprima promesso di presentarsi alle primarie con un proprio candidato – Marco Di Lello, o in seconda battuta Gennaro Migliore – ma poi ha fatto un passo indietro, non senza tensioni interne. Fuori anche la Federazione della Sinistra, mentre i socialisti minacciano: se il Pd presenta più di un candidato noi siamo fuori, non ci stiamo a reggere le loro conte interne. Ai Democrat in declino, insomma, rimangono fedeli i Verdi e Rutelli, gli altri sembrano davvero stanchi di questi balletti che sembrano portare a un'inesorabile sconfitta.