A sinistra comanda Di Pietro
Non ha avuto certamente un esordio felice il terzo forno aperto in Puglia dall’Udc di Pier Ferdinando Casini per togliere voti al centrodestra. con la candidatura di Adriana Poli Bortone alla presidenza della Regione, e rendere più facile, o meno difficile, la conferma dello schieramento di cosiddetto centrosinistra nuovamente guidato da Nichi Vendola, di cultura e formazione orgogliosamente comunista. Anziché ringraziare l'ex presidente della Camera, magari restandosene zitto per qualche giorno, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani si è affrettato ad annunciare ieri, con aria visibilmente compiaciuta, la conferma della pur controversa alleanza del suo partito con Antonio Di Pietro in ben undici delle tredici Regioni in cui si voterà il 28 marzo, compresa naturalmente la Puglia. Dove l'ex magistrato, in verità, non aveva nascosto le sue riserve, anzi la sua ostilità a Vendola, specie quando sembrò coinvolto nelle indagini giudiziarie su brutti affari sanitari, scoprendone però disinvoltamente le qualità quando si è accorto che nel Pd tifavano per il governatore uscente tutti coloro che a livello nazionale difendono la validità dell'apparentamento con l'Italia dei Valori. Eppure, è a questo Pd ancora legato mani e piedi alla componente più dura dell'opposizione, feroce anche quando parla dei morti, com'è accaduto nella recente celebrazione del decimo anniversario della scomparsa di Bettino Craxi, che Casini ha voluto tendere la mano alleandosi in alcune Regioni del Nord, formalmente in odio alla Lega, ed evitando di farlo con il centrodestra in Puglia, dove la Lega non c'è, pur di scongiurare la vittoria dello schieramento berlusconiano. Essa sarebbe in effetti uno smacco durissimo per il Pd, rovinosamente spaccatosi nelle primarie proprio sulla proposta, rappresentata dalla fallita candidatura del dalemiano Francesco Boccia, di costruire il prototipo di un rapporto sostanzialmente privilegiato con l'Udc. Se l'intenzione di Casini, nell'aprire il suo terzo forno a Bari, era di tenere caldi i rapporti con Bersani e con Massimo D'Alema per meglio coltivarli dopo le elezioni regionali, aiutando per il momento l'uno e l'altro a non perdere una Regione così importante e a non farsi per questo stritolare da un'opposizione interna contraria a rompere con Di Pietro per spostare il partito verso il centro, il segretario del Pd l'ha clamorosamente contraddetta. È come avere opposto uno schiaffo ad un sorriso o ad una mano tesa, sotto lo sguardo divertito di un Di Pietro che non si è risparmiato il gusto di dire che il partito di Casini non é «né maschio né femmina». Resta solo da capire se l'iniziativa di Bersani, con tanto di conferenza stampa congiunta con l'ingombrante alleato, è stata condivisa da D'Alema, tentato forse da ieri di defilarsi un po' dal marasma del suo partito grazie al ruolo istituzionale appena assunto di presidente del Comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti. Ma era stato proprio lui, secondo indiscrezioni pubblicate da alcuni giornali e sinora non smentite, a telefonare a Casini, dopo avere perduto con Boccia le primarie di domenica, per chiedergli e ottenere soccorso con l'apertura del terzo forno. Si sa tuttavia che non tutti i mali vengono per nuocere. La valorizzazione così imprudente dell'alleanza con Di Pietro da parte di Bersani potrebbe indurre gli elettori moderati della Puglia ad aprire di più gli occhi, a sfuggire alla trappola di Casini, a compattarsi attorno al centrodestra, per quanto debole possa apparire a prima vista la candidatura del capogruppo regionale uscente del Pdl Rocco Palese, e a non risparmiare al Pd, dopo l'umiliazione infertagli nelle primarie da Vendola con la bocciatura di Boccia, la meritata perdita di una Regione così importante, miracolosamente conquistata cinque anni fa dalla sinistra. Ad un gruppo dirigente troppo incerto e contraddittorio, quale si rivela ogni tanto quello del Pd, una terapia d'urto potrebbe far meglio delle brioches di Casini.