Vendola si prende la Puglia
Casini: "Corriamo da soli"
BARI Il governatore-poeta ha sconfitto l'economista. Nichi Vendola ha fatto cappotto contro Francesco Boccia. È questo il responso del derby rovente svoltosi nelle primarie pugliesi. L'epica pasoliniana degli ultimi, la «narrazione» del viaggio a Sud del presidente uscente ha avuto la meglio sulle geometrie delle alleanze presentate come bigliettino da visita del pupillo di Enrico Letta. Addio al fronte meridionalista ideato da Massimo D'Alema con il modello Ferrarese, il leader confindustriale divenuto presidente della Regione con l'appoggio congiunto di democratici e Udc? Nelle prossime ore si decifreranno le reazioni dei centristi. Nella serata barese c'è spazio solo per la festa della «Fabbrica di Nichi», il colorato laboratorio del segretario nazionale di Sinistra e Libertà nel centro murattiano. A un'ora dalla chiusura dei seggi i dioscuri vendoliani Vito Marinelli e Nicola Fratoianni hanno annunciato trionfanti: «I dati che affluiscono omogenei dalle province evidenziano l'ampia affermazione di Nichi». L'esito delle primarie è stato commentato congiuntamente dai dirigenti di Sinistra e Libertà e del Pd, insieme ai due duellanti. La sede doveva essere la segreteria regionale del Pd. Poi il plebiscito vendoliano ha cambiato il programma e si prepara a rivoluzionare anche il quadro delle alleanze per la contesa amministrativa di marzo (Casini si è già detto indisponibile ad appoggiare il governatore uscente, anche se ieri sera ha preferito non commentare i risultati delle primarie, rinviando ogni considerazione a una conferenza stampa indetta per oggi). In apparenza sono tutti vincitori. Il segretario regionale del Pd, Sergio Blasi: «Hanno scelto i cittadini, confermando la validità del lavoro di Nichi». L'omologo di Sel, Nicola Fratoianni: «Abbiamo iniziato la campagna elettorale con duecentomila sostenitori. Quelli che hanno votato alle primarie». Funereo Boccia che spiega così la sua avventura: «Le sconfitte più dure sono quelle che si hanno per le battaglie non combattute». Infine tocca a Nichi Vendola, che si presenta attaccando la destra: «Noi il candidato del centrosinistra lo scegliamo con un pezzo di popolo. Non a Palazzo Grazioli. Da qui parte una battaglia per la difesa della democrazia». E così l'antiberlusconismo diventa il collante per ricucire con l'alleato democratico dopo le legante delle ultime settimane. E la mano del leader della sinistra alternativa è subito rivolta ai riottosi centristi: «Saremo impegnati a costruire una alleanza ampia e pluralista». Infine un pensiero al futuro sfidante del Pdl, Rocco Palese: «Stimo la sua passione combattentistica e la sua capacità da bombardiere. Si è battuto come un leone tenendo in piedi l'opposizione negli ultimi cinque anni». Sorprende la scarsa capacità di presa sul popolo delle primarie dei diktat dei democratici. Non sono risultate proficue né le discese sul territorio del segretario nazionale Pier Luigi Bersani, né dei maggiorenti. Da Enrico Letta a Dario Franceschini fino a Nicola Latorre e Massimo D'Alema. E proprio l'ex premier, che aveva avuto più di uno screzio con Vendola nell'ultima settimana, risulta in cima all'elenco degli sconfitti dal dato plebiscitario pro-governatore. Poi saranno gli analisti a studiare i flussi, ma i numeri confermano che gli elettori delle primarie del Pd, gli stessi che nell'ottobre scorso hanno scelto la mozione Bersani, in Puglia hanno espresso una preferenza senza tenere in considerazione l'appartenenza partitica, divenendo così protagonisti di una pagina nuova della politica della sinistra italiana. Il centralismo democratico è ormai archiviato. E proprio nella notte barese è nato un nuovo modello di populismo declinato con successo dagli orfani di Berlinguer e del Pci.