Il Pdl si scopre un po' meno leghista
AREZZO - È il giorno della riscossa pidiellina. Il giorno dell'orgoglio del partitone. E soprattutto il giorno della sfida aperta alla Lega. Dell'alternativa alla Lega. Il giorno in cui, alla convention del Pdl di Arezzo (duemila partecipanti senza aver organizzato nemmeno un pullman, praticamente un congresso), è evidente come stia prendendo sempre più corpo un nuovo Pdl, con baricentro Roma. Che se vincesse oltre che nel Lazio, anche in Calabria e in Campania, governerebbe una quindicina di milioni di italiani. Alla convention pidiellina ci pensa Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano, ad aprire il fuoco di fila anti-Carroccio, spiegando come sia necessario non subire l'azione degli uomini di Bossi. Poi è Gianni Alemanno a spingersi oltre: «Dobbiamo fare in modo - dice il sindaco di Roma - che il Pdl abbia una grande centralità nello schieramento di centrodestra e l'alleanza con l'Udc, sia pure a macchia di leopardo, ci aiuta ad allentare un po' l'abbraccio un po' troppo stretto della Lega». Ed è appunto quello che sta avvenendo dall'Italia centrale in giù: l'Udc al posto del Senatùr. Alemanno ci tiene a far sapere di avere «grande rispetto per la Lega, che ha fatto crescere una classe dirigente sul territorio molto forte. Dobbiamo imparare da questa lezione. La Lega però continua ad avere aspetti non condivisibili: per noi l'Italia è al primo posto, la centralità del tema nazionale non può mai essere messa in discussione». Vabbè, si può sospettare che l'amministratore del Nord soffra la concorrenza leghista e quello della Capitale soffra le spinte nordiste. Non è così. Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, uno che non ha peli sulla lingua, afferma chiaro e tondo che non intende «replicare più alle sciocchezze che dicono alcuni esponenti locali della Lega, tipo quelle del segretario dell'Emilia Romagna». Stronca i leghisti: «Non è vero che sono forti per aver creato una classe dirigente o bravi amministratori. La Lega si afferma perché usa linguaggi chiari, messaggi diretti che fanno breccia». Ma poi invita a guardare avanti. Molto avanti: «La Lega è protagonista del cambiamento voluto da Berlusconi e un giorno o l'altro spero che confluisca nel Pdl». Tocca a Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera: «Al Nord siamo fortissimi istituzionalmente». E ammette: «Ma è anche vero che ci siamo un po' seduti». Mentre alcuni «amici agitano il rischio di una perdita di consenso del Pdl a vantaggio della Lega» e poi «sulla cittadinanza e sulla sicurezza prendono posizioni» lontane da quelle «tradizionali del Pdl e di An, facendo fughe in avanti che poi noi paghiamo in termini elettorali, specialmente nelle regioni rosse». La risposta, a giudizio di Cicchitto, è «consolidare il ruolo del Pdl di unità nazionale rispetto a spinte asimmetriche di disarticolazione» che si registrano «a Nord e a Sud». La Russa infine rilancia: «Noi con An in tutti i capoluoghi siamo sempre stati sopra la Lega. Non li sopravvalutiamo».