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Cinzia-gate, Delbono si dimette "Bologna viene prima di tutto"

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Il sindaco di Bologna Flavio Delbono e Cinzia Cracchi, l'ex compagna e segretaria al centro dello scandalo denominato Cinzia-gate

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Bologna - "Rassegnerò le dimissioni dall'incarico". Il Sindaco di Bologna Flavio Delbono ha annunciato nell'aula del consiglio comunale la sua decisione di dimettersi, in seguito alle vicende giudiziarie del cosidetto Cinzia-gate. "Per me Bologna viene prima di tutto - spiega Delbono - è per questo che siccome i tempi e i modi richiesti per difendermi eventualmente in sede giudiziaria rischiano di avere ripercussioni negative con la mia attività di Sindaco, ho già deciso in piena coscenza che rassegnerò le dimissioni dalla mia carica". Riguardo le modalità delle dimissioni "per senso di responsabilità - agginge Delbono - seguirò modi e tempi che dovranno tenere presenti il bene prioritario per la città, a partire dal fatto che nei prossimi giorni inzierà in aula l'esame per l'approvazione del bilancio 2010 di cui rivendico la bontà, così come sono orgoglioso delle cose fatte in questi mesi". Il chiarimento in consiglio - Se sabato è stato il "giorno più lungo", cominciato con cinque ore di interrogatorio davanti al pm e concluso con un messaggio televisivo "di distensione" ai cittadini, e domenica è stato il giorno del "ritiro" e "della riflessione", oggi è stato il giorno del "chiarimento" in Consiglio comunale. E puntuali sono arrivate le dimissioni del sindaco di Bologna a sei mesi dall'elezione per la successione a Sergio Cofferati. Il Cinzia-gate - Tutto è iniziato con una provocazione negli ultimi giorni di campagna elettorale, da parte del suo avversario Alfredo Cazzola, candidato del Pdl, che lo avvertiva di essere stato informato da Cinzia Cracchi (ex compagna ed ex segretaria personale di Delbono, quando ricopriva la carica di vicepresidente e assessore al bilancio della Regione Emilia-Romagna) di possibili "abusi" nei confronti della pubblica amministrazione. In sostanza, l'ex fidanzata, delusa per essere stata scaricata e quindi spostata ad un ruolo minore al Cup di Bologna, avrebbe spifferato di viaggi di piacere a spese della Regione, di auto blu usate per motivi personali e dell'esistenza di un bancomat di un amico-dell'amico di Delbono attraverso il quale potevano essere prelevati mille euro al mese. Parte la verifica dei magistrati. Poi la vittoria elettorale e quindi il "silenzio" sulla vicenda. Peculato, abuso d'ufficio e truffa - Silenzio che si è prolungato fino alla fine di dicembre, quando il Tribunale felsineo apre una vera e propria inchiesta sul sindaco e la ex compagna: Delbono viene indagato per peculato, abuso di ufficio e truffa aggravata. Il primo cittadino, accusato dall'opposizione a mezzo stampa, si è sempre detto disponibile a chiarire con la magistratura. L'occasione si è presentata sabato scorso, durante l'interrogatorio fiume davanti al pm Morena Plazzi alla presenza del suo legale Paolo Trombetti. Delbono, all'uscita dalla Procura, si è detto "sereno" e, davanti alle telecamere di una tv locale ha aggiunto: "Non mi dimetto neanche se mi rinviano a giudizio, l'idea non mi sfiora neanche nel cervello". Una vicenda politica e istituzionale - La dichiarazione - troppo sbrigativa - non è piaciuta ai compagni di partito che, tra comunicati stampa e dichiarazioni, lo hanno criticato invocando al più presto un chiarimento, che è arrivato oggi in consiglio comunale. "Una vicenda giudiziaria che coinvolge il sindaco è anche, ovviamente, una vicenda con risvolti politici istituzionali", ha esordito il sindaco davanti al Consiglio Comunale. "La mia consapevolezza di estraneità agli illeciti contestatimi mi rassicura sulla capacità di dimostrare, nelle sedi competenti, la corettezza dei miei comportamenti. Ciò mi ha fatto dire, consigliato anche dal mio avvocato, che non avrei ritenuto necessario presentare le dimissioni da sindaco neppure in presenza di un eventuale rinvio a giudizio" - ha detto Delbono. Poi, il ripensamento delle ultime ore, e la decisione di parlare in Consiglio comunale e di annunciare le dimissioni. Con la conclusione che suona anche come una promessa: "Sono orgoglioso delle cose fatte in questi mesi e di quelle che faremo ancora per Bologna".  

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