"Falstaff" delle meraviglie rilancia l'orgoglio di Roma
{{IMG_SX}}È finita la data con l’inquietante 00. Si è portata via un po’ di nubi, sostituite da grinta. Il 2010 del Teatro dell’Opera di Roma dev’essere senza buuh. Alla conquista di loggione, melomani, snob, blasonati. Di politici e di intellettuali. «Dalli» alle prefiche sul tramonto del Costanzi. Orgoglio capitolino. C’era voglia di tutto questo nella notte gelida e limpida di ieri, quando piazza Beniamino Gigli ha acceso i lampioni sotto le palme, i taxi e le auto blu scodellavano le signore eccitate in lungo, il foyer si scaldava di chiacchiere e baci. E il palco reale accoglieva il Presidente della Repubblica con la signora Clio in nero illuminato da doppio filo di perle. Insomma, mai avvio di stagione fu più coccolato. Per far dimenticare i tagli, l'amarezza del sovrintendente liquidato, quella degli spettacoli cancellati per rientrare nel budget. La scommessa è che si può fare razionalizzando i costi, rinfrescando allestimenti gloriosi, sposando produzioni d'enti lirici del Bel Paese ed esteri, mettendo in circolo virtuoso le nostre, attivando sinergie e sponsor. Non si rinuncia ai grandi nomi. E allora questo «Falstaff» firmato Zeffirelli è un biglietto da visita con le lettere in oro. Un antipasto raffinato in attesa del divo Riccardo Muti. Già, l'arrivo del Maestro. Un po' sfida alla Scala. Come l'inaugurazione di ieri. Un passaparola per non essere da meno. Il sindaco Alemanno, presidente dell'ente lirico romano, ha portato sulle spalle, nei mesi scorsi, il fardello del cambiamento: sovrintendente, direttore artistico e musicale, Cda. Si è diviso tra gli input al risparmio che gli chiedeva il ministro Bondi e i mugugni dei melomani. Per questa prima ha preteso eccellenza. Cast senza grinze, pubblico inappuntabile come l'Orchestra. Palchi per la prima volta decorati da grappoli di fiori, confetti di cioccolato per tutti. «Mettete lo smoking», l'invito perentorio dell'uomo del Campidoglio. Anche al recalcitrante assessore alla Cultura Umberto Croppi. Che però non ha ubbidito. Ma farfallino e sparato impeccabile hanno scelto il ministro Ronchi, Mauro Masi, l'immancabile Antonio Marini. Alternativo Beppe Menegatti, in coreana di velluto. Francesco Gaetano Caltagirone opta per scuro e cravatta. Zeffirelli si affida alla sciarpa bianca e al bastone. Nel palco sta con Valentina Cortese e Franca Valeri. All'intervallo gigioneggia in Sala Grigia, dove Napolitano e pochi eletti gustano il rinfreschino, mentre fuori i vip di serie B s'affannano invano a entrare. Ma le porte si spalancano per Maddalena Letta in pantaloni-palazzo e Carla Fracci fasciata di raso crema. Lella Bertinotti è senza Fausto, Pia Ruspoli porge il braccio al suo Lillio. Dunque, serata in grande spolvero, di quelle che Roma non dimentica. Già la scelta del titolo d'esordio è stata azzeccata. L'inagurazione esige un'opera leggera, in linea con l'attesa festosa della stagione. E dunque Falstaff, l'unica commedia volta in melodramma da Verdi, propenso per tutta la vita alle tragedie, al massimo ai drammoni. Insomma, più furba Roma di Napoli, che presenterà mercoledì nel restaurato San Carlo un sussiegoso «La clemenza di Tito». E di Palermo, che al Massimo ha tirato fuori lo scontato «Nabucco». E della Scala che scegliendo Carmen ha proposto un epilogo col morto. Serata disposta all'applauso. E applauso è stato. Al baritono Renato Bruson (sostituito nelle repliche da altri pezzi da 90, Juan Pons, Alberto Mastromarino e Ruggero Raimondi). A Zeffirelli. L'altr'anno, alla prima con Aida di Bob Wilson, i loggionisti gridavano «Ridateci Zeffirelli». Ora li hanno accontentati, nell'atmosfera pacificata della prima. Prosit allora, al maestro e al Teatro. Replicato nella cena di gala che le ladies romane dell'Associazione Roma per l'Opera di Roma hanno offerto a chi conta al St. Regis Grand Hotel. Se ne dovrebbe aggiungere, di brindisi, uno al pubblico. Negli anni '60, quando Roma rubò il titolo di capitale della moda a Milano, Schubert portava le sue modelle dall'atelier di via Condotti al Costanzi, la sera della prima. Indossavano gli abiti della nuova stagione. Lezione di eleganza. Ieri parecchi se ne sono ricordati.