In piazza Nichi ha già vinto
BARI - Nel derby tra due idee della sinistra, nella infuocata sfida delle primarie pugliesi, a Nichi Vendola è riuscito di mettere insieme il diavolo e l'acqua santa. Il leader nazionale di Sinistra e Libertà, per vincere la sfida contro l'economista del Pd Francesco Boccia, ha celebrato l'ossimoro di avere insieme, sullo stesso palco ieri sera a Bari, l'attore Riccardo Scamarcio, lo Step dei film di Moccia, con il filosofo del pensiero meridiano Franco Cassano. L'icona cinematografica delle ragazzine con il più raffinato degli intellettuali del Sud, profeta di una alternativa al capitalismo costruita sull'elogio della lentezza. Il governatore ha riunito i suoi sostenitori in Piazza Prefettura, un luogo storico della politica del capoluogo, riempito negli ultimi trent'anni solo dal segretario del Msi Giorgio Almirante e dal premier Silvio Berlusconi. Hanno sfidato il freddo e una gelida tramontana giovani precari, assessori regionali con borse firmate, tanti studenti con l'immancabile kefiah ed eleganti signore della Bari bene, riconoscibili dalle splendenti pellicce di visone. Tra la folla c'è anche Lino Patruno, già direttore del quotidiano istituzionale della città, La Gazzetta del Mezzogiorno. E vorrà pur dire qualcosa. Il comizio è appassionato. Vendola ha declinato i colori della sua «narrazione», spiegato che il suo slogan per le primarie, «Solo con(tro) tutti», era un riuscito divertissement. «Solo con tutti - grida dal palco - perché alla solitudine del potere sono sopravvissuto solo grazie al vostro calore, ai vostri volti». Nella sua oratoria c'è la contaminazione con la letteratura pasoliniana, la personalizzazione di una opzione comunitarista riletta da sinistra e l'imprudenza di sfidare, come un piccolo Davide, la forza del colosso Golia. «A Massimo D'Alema - ha detto lanciandogli una frecciata - non rimprovero di non capire me, anomalia tutta meridionale. Rimprovero di non capire voi, popolo della Puglia che non accetta imposizioni delle solite oligarchie». Le primarie che si svolgeranno oggi in duecento seggi saranno, infatti, anche la sfida tra due apparati: da un lato quello della maggioranza del Pd , dall'altro la «Fabbrica di Nichi», un macchina di giovani volontari che ha messo a soqquadro tutta la Regione con gli adesivi «Vota Vendola». Sfida già chiusa a vantaggio di Nichi? Lo dicono i sondaggi diffusi ad arte dai suoi sostenitori, ma il partito di Bersani ha portato a votare, solo nell'ottobre scorso per scegliere il nuovo segretario, ben centottontamila elettori. Basterebbe che oggi andassero a votare la metà per incoronare Boccia nuovo candidato della coalizione, allargata ai centristi di Casini. Eppure la politica non è fatta solo di numeri. Nella prima giornata del Festival del cinema di Bari è stato proiettato il musical «Nine»: è bastato solo citare il nome di Nichi (che non era nemmeno presente in platea) perché partissero cinque minuti di applausi... In soccorso di Boccia sono arrivate anche le dichiarazioni di Pier Ferdinando Casini. Dal video del Tg1 ha tuonato: «Con Vendola candidato non c'è spazio per alleanze riformiste con il Pd». Un ingresso a gamba tesa nella competizione in corso che, però, potrebbe essere controproducente, risvegliando l'orgoglio dell'elettorato più di sinistra. Che preferisce gareggiare a marzo (con il rischio di perdere) ma sostenendo un candidato identitario come Vendola che correre con i post democristiani e l'ex margheritino Francesco Boccia. L'economista di Bisceglie, apparso sempre tirato in volto nelle uscite pubbliche, ieri sera ha chiuso il suo tour per le province a Lecce. Non in piazza, ma in un albergo. Nella sua relazione ha sottolineato «di avere aggregato in un progetto arioso le tre opposizioni parlamentari e di avere l'appoggio dell'Udc». Poi spazio al concerto dei Tiromancino più Franco Califano. Ma Nichi Vendola potrebbe già stasera, alla fine dello spoglio delle schede, parafrasando un pezzo cult del Califfo, riaffermare la sua leadership. E ricordargli che tutto il resto, compreso l'accordo con lo Scudocrociato, «è noia».