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Esplode il bubbone rosso

Pier Luigi Bersani

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E se Walter Veltroni ci avesse visto lungo? L'ex segretario del Pd, accusato di essersi dato alla fuga nel momento più delicato per il suo partito, forse ha capito prima di altri quello che oggi è davanti agli occhi di tutti. I Democratici sono a un passo dall'implosione. Dalla Puglia alla Campania, passando per l'Umbria e Bologna, la crisi sembra ormai irreversibile. E forse, le traversie del povero Walter erano solo le avvisaglie di ciò che sarebbbe accaduto. Poco male, lui ha passato la mano e adesso, a gestire la «patata bollente» c'è Pier Luigi Bersani. Che per altro ha fatto il diavolo a quattro per sedersi sulla poltrona di segretario. La più scomoda nel panorama politico nazionale. Ormai è un lento e inesorabile calvario. In Campania, mentre il Pdl parte con la campagna elettorale a sostegno di Stefano Caldoro, le varie anime del Pd non riescono a trovare una candidatura che metta tutti d'accordo. In Puglia l'uomo del Pd Francesco Boccia rischia di perdere nuovamente le primarie contro Nichi Vendola (domani la resa dei conti). Se ciò accadesse i bersaniani punteranno il dito contro la minoranza franceschiniana rea di non averlo sostenuto e faranno di tutto per stoppare la candidatura del veltroniano Mauro Agostini alla presidenza dell'Umbria (lì le primarie sono fissate per il 31 gennaio). Ma il «bubbone» che preoccupa di più è sicuramente quello di Bologna. Non solo perché si tratta di una terra storicamente di sinistra (tra l'altro la terra di Bersani), ma perché la vicenda che coinvolge il sindaco Flavio Delbono si arricchisce, ogni giorno di più, di nuovi particolari. L'ultimo è l'accusa di truffa aggravata mossagli dal pm Morena Plazzi. L'esponente democratico era già indagato per abuso di ufficio e peculato a causa del presunto uso di denaro pubblico in trasferte all'estero fatte quando era vicepresidente della Regione Emilia Romagna assieme alla sua ex segretaria e ex compagna Cinzia Cracchi. Ora, sotto la lente degli investigatori, sono finiti anche due viaggi in Messico, uno nel 2005 e uno nel 2007, in cui Delbono avrebbe trascorso dei periodi di vacanza facendosi poi rimborsare le spese dalla Regione. «L'accusa di truffa è il corollario logico delle accuse di peculato, quindi nessuna novità» è stato il commento del suo avvocato difensore Paolo Trombetti. E stamattina alle 9 Delbono, come chiedeva da giorni, fornirà la sua versione dei fatti ai magistrati. Ieri, intanto, si è rivolto ai cittadini bolognesi chiedendo loro «di stare sereni, di avere fiducia nella giustizia ma anche nel loro sindaco». Peccato che, ad avere poca fiducia in Delbono, sono soprattutto gli esponenti locali del partito. Qualcuno ipotizza addirittura un ritorno anticipato alle urne. Un disastro, visto che è stato eletto poco più di sette mesi fa. C'è poi da valutare il peso che la vicenda potrebbe avere in chiave Regionali. E non solo perché il sindaco di Bologna è un prodiano doc, ma soprattutto perché i fatti che gli vengono contestati riguardano la sua esperienza come vice di Vasco Errani che si candida per il quarto mandato consecutivo. Venissero confermate le accuse sarebbe difficile, per il governatore uscente, spiegare che non sapeva niente della gestione dei fondi da parte di Delbono che, tra l'altro, è stato anche assessore alle Finanze della sua giunta. Per capire l'aria che tira, forse, vale la pena leggere la dichiarazione della portavoce del Professore Sandra Zampa: «Conto che il sindaco possa fare chiarezza. Poi però dovrà farsi perdonare dalla città una storia non bella sotto il profilo umano». Parole che non suonano come una difesa a spada tratta.

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