Casini "appiccicato" al Pdl
Le critiche che gli arrivano addosso dal Pdl aumentano di intensità ogni giorno. Ma lui, Pier Ferdinando Casini, sorride e incassa. E a ogni accusa di «doppiogiochismo», di politica dei «due forni» che gli rivolgono ministri e deputati risponde confermando che l'Udc farà gli accordi con il centrodestra nelle Regioni del centrosud. Cioè Lazio, Campania e Calabria. Lasciando per il momento in sospeso la Puglia, ben sapendo però che con una eventuale vittoria di Nichi Vendola alle primarie del Pd il suo partito non potrebbe che schierarsi anche in quella Regione con il Pdl. Un cambio di atteggiamento radicale rispetto a quello tenuto fino a un paio di settimane fa, quando il leader dell'Udc annunciava spavaldo che se Berlusconi avesse continuato con gli attacchi verso l'Udc i centristi sarebbero anche potuti andare da soli. Una «svolta» che, dentro il centrodestra, i più spiegano con il timore che ha Pier Ferdinando Casini di essere davvero «mollato» alle regionali da Berlusconi. Dalla paura che quell'«andare da soli» agitato come spauracchio fino a poco tempo fa possa diventare una realtà. Ma stavolta non per scelta propria ma per volontà del Pdl. Un'ipotesi che consegnerebbe a Casini un partito a pezzi. Le prossime regionali sono infatti l'ultima occasione per l'Udc per conquistare qualche posto di rilievo nelle amministrazioni. Assessori, consiglieri, uomini di «apparato» che possono tenere i contatti con il territorio e capaci poi di portare voti per le prossime elezioni. Ma anche posti utili per tenere a bada le richieste che arrivano dall'interno del partito. Così Pier Ferdinando stavolta è costretto a fare buon viso a cattivo gioco. A rispondere agli attacchi ribadendo la disponibilità alle alleanze là dove il centrodestra ha ottime possibilità di vincere. È rimasto impassibile anche davanti allo «scippo» dell'europarlamentare Magdi Allam, candidato come indipendente nelle liste dei centristi alle elezioni dell'anno scorso e ora presentato dal Pdl come candidato per la Basilicata. Ieri contro di lui sono arrivate le bordate di Paolo Bonaiuti, Matteoli, Capezzone e Giovanardi. «Continuiamo a considerare negativo il comportamento dell'Udc che, ogni volta, sceglie dove e come allearsi non sulla base di ideali, valori e principi, ma solo secondo principi di opportunismo — ha commentato il portavoce del Presidente del consiglio — Questo è un ritorno a quella vecchia politica che non vogliamo vedere più». Ancora più duro il sottosegretario Carlo Giovanardi: «Le alleanze dell'Udc con il Pdl al Sud sono particolarmente irritanti. Preoccupano perché mettono in difficoltà gli elettori anche in Lombardia, Veneto e Piemonte e rischiano di compromettere la nostra credibilità sul bipolarismo. Temo che ci faranno perdere più voti rispetto a quelli che porteranno». Critiche alle quali Casini ha replicato spiegando che scenderà in campo «personalmente» a fianco della candidato del Pdl nel Lazio Renata Polverini e mostrandosi ottimista sull'accordo in Calabria con il centrodestra «perché c'è stato un comune impegno per una contestazione e una critica forte alla Giunta Loiero che ci ha accomunati». E concedendosi una sola risposta critica: «Tanto rumore per nulla. Mi sembra che non cambino le cose, noi non rinunciamo a rimanere al centro. Certo, le intimidazioni non ci fanno cambiare la posizione che abbiamo preso con gli elettori».