Pd allo sbando anche in Campania
Puglia, il tour di Bersani è un flop
NAPOLI Democratici allo sbando in Campania. Non bastavano i guai in Puglia, il crollo delle roccaforti a Firenze e Bologna: anche all'ombra del Vesuvio il sogno del Pd sembra già al capolinea. Sotto la guida di Bersani la coalizione è in caduta libera, ma la parabola discendente è già avviata da tempo. Sfiancata dalle sue tensioni interne e dalla fuga dei moderati, alla disperata ricerca degli alleati, i Democratici non hanno ancora un candidato da contrapporre a Stefano Caldoro per le Regionali, e vedono sfuggirsi di mano il controllo della Regione, dopo dieci anni di dominio pressoché incontrastato. Bersani, preoccupatissimo, ha già mandato un paio di volte a Napoli il suo emissario Maurizio Migliavacca, che è tornato a casa con le mani nei capelli (che tra l'altro non sono molti). La fumata bianca dovrebbe - almeno così promettono nella sede napoletana – arrivare oggi, al termine della riunione della direzione regionale. Si è aspettato l'esito dell'ufficio di presidenza del Pdl di mercoledì, per capire cosa farà l'Udc, che da queste parti può davvero fare la partita. L'alleanza col centro, dopo i corteggiamenti di Ciriaco De Mita, Lorenzo Cesa e Pier Ferdinando Casini a Caldoro, e i segnali distensivi che arrivano da Berlusconi, disposto all'accordo programmatico in Campania, sembra ormai sfumata. La conferma si avrà comunque oggi, dopo l'assemblea nazionale della costituente di centro in cui verranno finalmente messe le carte in tavola. Ma il Pd quasi non ci spera più. Persa l'occasione, rimane da scegliere il candidato. Peggio che andar di notte. La coalizione di centrosinistra vagheggiata da Veltroni non regge. Le primarie, sbandierato strumento di democrazia di cui i Democrats s'erano tanto vantati, sono ormai cancellate dalla lista delle cose da fare. Troppo tempo perso, bisogna chiudere il prima possibile. L'imperativo è trovare qualcuno che vada bene a tutti, o almeno ai più. Le anime del partito sono troppo diverse, e i Dem campani non fanno altro che litigare, punzecchiarsi a vicenda e darsi addosso, alla faccia dell'unità. Bassolino, che si vanta di essere «l'uomo forte del Pd», ha già ricoperto due mandati da governatore, e con suo sommo dispiacere, non può scendere in campo. Al posto suo ha lanciato Ennio Cascetta, fido assessore ai Trasporti. Entrambi fanno capo a Bersani, quindi dovrebbero godere, teoricamente, del favore della maggioranza. Peccato che questa candidatura sia sgradita al centrosinistra che vuole lasciarsi alle spalle il bassolinismo di cui Cascetta è ovviamente rappresentante eccellente. L'altro aspirante era il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, che in questi anni ha fatto molto, e bene. Tanto da pensare di meritarsi la promozione. Ma ai bassoliniani non piace l'ex Ds, anche oggi vicino a Massimo D'Alema, col pallino di considerarsi estraneo ai giochi di partito. Non gli perdonano le accuse rivolte apertamente al governatore e ai suoi sul modo in cui è stata guidata la Campania in questi anni. Sia Cascetta che De Luca sono quindi fuori gioco, anche perché sgraditi alla sinistra, Idv in testa, che sulla loro candidatura ha messo un veto. Il Pd, a corto di alleati, non può certo fare spallucce. Chi rimane? Si guarda tra i moderati, anche per evitare ulteriori fughe da un partito accusato di essere scivolato a sinistra sotto la guida di Bersani. In pista ci sono i rettori con cui si era tentato di allettare l'Udc: innanzitutto Guido Trombetti, da anni Magnifico della Federico II, più volte in odore di candidatura. In seconda battuta c'è la guida dell'Ateneo salernitano, Raimondo Pasquino. Oppure potrebbe scendere in campo il segretario regionale Amendola, che finora ha condotto infruttuosamente le trattative. Ma in assenza di alternative valide potrebbe tentare lui stesso la sfida contro Caldoro, da più parti dato praticamente per vincitore. Ancora poche ore e i Democratici dovrebbero sciogliere la riserva. Ma la nave è già a un passo dal naufragio.