Chi aiuta veramente i criminali
Fa impressione quella frase del segretario dell’associazione magistrati sul processo breve: «Una resa dello Stato alla criminalità». Quelle parole, oggettivamente, sono un favore ai criminali. Coloro che debbono fare rispettare le leggi non possono gettare la spugna, trascinati dal fervore di una contesa politica che pure dovrebbe vederli estranei. Loro le leggi devono applicarle. Cambiarle è compito del Parlamento. Consideriamo normale che maggioranza e opposizione si confrontino e polemizzino. È il loro ruolo, rappresentano gli elettori che l’hanno votate. I magistrati no. Non sono giudici politici di partiti e governo. Ma entriamo anche nel merito delle accuse. Se la giustizia non funziona non ne hanno colpa? Se un innocente, vedi il caso di Mannino, prima di essere liberato da ogni sospetto deve aspettare tempi lunghissimi che danni riceve nella sua vita privata e lavorativa? E i 9.000 magistrati in servizio fanno in pieno il proprio dovere? Non hanno responsabilità? Per l’Anm evidentemente no. E quei giudici che, per incuria, mandano liberi assassini in Sicilia come in Campania non aiutano oggettivamente i criminali? Sogniamo un Paese normale, dove i processi si svolgano in un tempo certo e breve, dove chi indaga e chi giudica si preoccupi soprattutto di far funzionare la macchina che gli è stata affidata. E non di diventare un contropotere illegittimo di governo e Parlamento. La confusione dei ruoli, questa sì, aiuta i criminali.