Cala la fiducia nei Democratici, in tre mesi persi 4 punti
Pier Luigi Bersani non fa volare il Pd. Il popolo delle primarie aveva riposto in lui tutte le speranze per vedere i Democratici tornare a vincere, ma a soli tre mesi da quel 25 ottobre dell'anno scorso che lo ha incoronato segretario del partito, un sondaggio, effettuato dall'Istituto Ipr Marketing per Repubblica.it, evidenzia il malessere del popolo di sinistra. E così, in un clima che vede la fiducia verso i partiti presenti in Parlamento calare quasi uniformemente, il Pd registra la flessione maggiore perdendo ben quattro punti percentuali. Una battuta d'arresto dopo mesi di crescita costante che vede scendere i Democratici nuovamente al di sotto del 40% stabilizzandosi al 37%. Un'avvisaglia che pare evidenziare le prime delusioni sulla linea politica del segretario anche in relazione alle scelte fatte per i candidati per le prossime elezioni regionali. Il comando della classifica degli schieramenti più apprezzati rimane comunque nelle mani nelle mani del Pdl, nonostante un calo di due punti che porta il partito più grande della compagine governativa al 46% di fiducia. Una lieve ripresa invece è stata riconosciuta all'Idv che passa dal 35 al 36 per cento. L'Udc, stabile al 40%, si conferma al momento la seconda forza alle spalle di Pdl e Pd mentre la Lega Nord rimane stabile al 31%. Invece, nonostante gli attacchi, le invettive e le offese, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, riesce a mantenere alto il gradimento degli Italiani nei suoi confronti. Una fiducia che, sempre secondo il sondaggio di Ipr Marketing, quasi un italiano su due continua ad affidargli. Così, su mille intervistati, ecco che 480 promuovono l'attività del Cavaliere. Un numero inferiore rispetto a quei 530 che aveva conquistato all'inizio della legislatura, ma sicuramente di più rispetto a quel 45% di ottobre scorso. Stabile, al 40%, anche l'apprezzamento nei confronti del governo che apre l'anno con un risultato fermo su questo livello dallo scorso mese di novembre. Per quanto riguarda i ministri, invece, si registrano molti cali, che coinvolgono ben dodici componenti della squadra di governo. In testa al 62%, questo mese si conferma Maurizio Sacconi, titolare del dicastero del Welfare (stabile) mentre immediatamente alle sue spalle balza, al 61% Renato Brunetta (Funzione Pubblica), al quale forse le provocazioni anti «bamboccioni» hanno consentito di guadagnare un punto, ed uguagliare il suo migliore risultato assoluto. Alle sue spalle il ministro degli Interni, Roberto Maroni, stabile al 60%, non pare risentire di effetti negativi seguenti alla rivolta anti immigrati di Rosarno. Segue al 58% Angelino Alfano, titolare del dicastero della Giustizia, il quale anche questo mese non subisce cali, anche se la giustizia è il tema di maggiore conflittualità tra i partiti, e consolida un risultato che lo vede ai vertici dallo scorso mese di ottobre. Subito dietro, al 57%, in calo di tre punti, Giulio Tremonti, che sconta forse le dichiarazioni anti-tagli relative alla pressione fiscale. Da notare la crescita del ministro per le Politiche Agricole Luca Zaia; con un guadagno di un punto, raggiunge, prima di entrare nel pieno della campagna elettorale per le Regionali, il suo miglior risultato assoluto al 47%. Da notare comunque, che tra i 23 Ministri, sono solo 3 quelli che fanno registrare un segno positivo.