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Processo breve, magistrati all'attacco: "Riforme che distruggono la giustizia"

Il Comitato di Coordinamento fra le magistrature contro il ddl sul processo breve

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"No a riforme che distruggono la giustizia". Il Comitato Intermagistrature - che riunisce la magistratura ordinaria, amministrativa e contabile e l'Avvocatura dello Stato - in una nota ribadisce le "fortissime preoccupazioni già espresse nelle più varie sedi istituzionali per il ddl sul processo breve che rischia di produrre conseguenze devastanti sull'intero sistema della giustizia italiana". "Non possiamo assistere in silenzio a riforme che sacrificano del tutto le esigenze di tutela delle vittime dei reati, pongono nel nulla l'impegno delle forze dell'ordine e comportano vistose violazioni del principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, distruggendo il funzionamento della giustizia civile, penale, amministrativa e contabile in Italia". "Il disegno di legge - scrive il comitato - cancellera' ogni speranza di giustizia per le vittime di reati di particolare gravita', trasformando il processo penale in una tragica farsa. La riforma che si vorrebbe introdurre - estesa ai processi in corso con una amnistia di fatto per i delitti commessi prima del 2 maggio 2006 - realizzerebbe un vero e proprio colpo di spugna, che assicurera' una completa impunita' per i tipici reati della criminalita' dei colletti bianchi, ma anche per molte insidiose forme di delinquenza diffusa in danno di persone deboli. Si rendera', di fatto, impossibile l'accertamento di delitti come gli omicidi colposi realizzati nell'ambito dell'attivita' medica, le lesioni personali, le truffe, gli abusi d'ufficio, la corruzione semplice e in atti giudiziari, le frodi comunitarie, le frodi fiscali, i falsi in bilancio, la bancarotta preferenziale, le intercettazioni illecite, i reati informatici, la ricettazione, il traffico di rifiuti, lo sfruttamento della prostituzione, la violenza privata, la falsificazione di documenti pubblici, la calunnia, la falsa testimonianza, l'incendio, l'aborto clandestino". Il j'accuse delle magistrature poi rilancia: "Verranno posti nel nulla centinaia di migliaia di processi, con un costo sociale e un danno erariale altissimi: tra gli altri, saranno destinati all'immediata estinzione i reati contestati nei processi per i crack Cirio e Parmalat, per le scalate alle banche Antonveneta e Bnl, per la corruzione nella vicenda Eni-Power, per le "morti bianche" alla Thyssen, per le morti da amianto". "Si tratta di una regolamentazione che indirettamente rischia di alimentare il senso di impunita', con buona pace del diritto alla sicurezza dei cittadini onesti". Accusa nacora il Comitato delle magistrature. "I danni che la riforma, ora estesa anche al processo contabile, puo' arrecare al funzionamento della giustizia sono incalcolabili e permanenti. Verra' stravolta completamente la fisionomia del processo penale, con una conseguente sicura agonia dei riti alternativi e una profonda crisi della cultura delle garanzie e del contraddittorio". "Il processo contabile - si legge nel documento - diverra' un'arma spuntata e sara' sempre piu' difficile reprimere fenomeni di malamministrazione. Sara' cosi' impossibile, in moltissimi casi, conseguire il risarcimento del danno erariale, con la conseguente perdita di ingenti risorse finanziarie pubbliche". "Nel campo della giustizia amministrativa - prosegue la nota -, si determinera' una dilatazione dei tempi di definizione della stragrande maggioranza dei processi, attesa la assoluta inadeguatezza delle risorse attualmente a disposizione". Per non parlare della giustizia civile: "altrettanto gravi saranno le conseguenze del disegno di legge nel settore civile: si determinera' un rischioso disordine organizzativo con ulteriore svilimento della funzione giudiziaria e con effetti pregiudizievoli sulla tutela dei diritti dei cittadini". Per i sindacati dei magistrati "La regolamentazione contenuta nel disegno di legge non trova riscontro in nessun altro ordinamento, a livello europeo e internazionale, e non ha nulla a che vedere con i princìpi del giusto processo, che, nell'interpretazione della Corte europea dei diritti dell'uomo, comportano l'impegno dello Stato di completare il giudizio entro un termine non fisso, ma ragionevolmente commisurato alla sua complessita' e alla natura degli interessi in gioco e senza che comunque dalla inosservanza di tale termine possa derivare alcun pregiudizio per l'accertamento dei reati e la tutela delle vittime". Il Comitato, infine, "ribadisce la propria disponibilita' a confrontarsi sulle riforme necessarie ad assicurare un processo giusto in tempi ragionevoli, nell'interesse dei cittadini".

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