Mancano pochi mesi alle elezioni regionali.
Perchénon fare un patto secondo cui quella che perderà sarà inserita nel governo regionale? Sembrerà paradossale ma la mia tesi è che puntare sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione sia il gesto più rivoluzionario e orientato al progresso degli ultimi vent'anni. Qualcuno penserà che sono diventato d'un tratto visionario. Invece sono rimasto me stesso. Per tanti anni ho guidato una delle più grandi istituzioni economiche del Paese, la Camera di Commercio di Roma. Ho interpretato il mio ruolo al fine di costruire un sistema di collaborazione che riuscisse a generare progresso, inteso come il miglioramento della qualità della vita di tutti e del benessere dei cittadini. Ho tentato di lasciarmi alle spalle i contrasti. Mi sono dimesso quando ho capito che la logica della contrapposizione stava avendo la meglio. Non entro nella valutazione del cosiddetto modello romano, che ancora inspiegabilmente accende gli animi più inclini al contrasto, ma le mie azioni sono diventate naturalmente una politica. Di stampo liberale. Ho lavorato parecchio e ho compreso che la nostra è una società conservativa, in cui ogni ruolo è interpretato come presidio di alcuni interessi contro altri. Ecco io penso che sia giunto il momento di rimettere l'uomo con i piedi per terra. Di ricostruire un quadro intersoggettivo, in cui vinca l'inter-esse, cioè l'essere tra, il bene comune. La sfida che ci riserva il futuro è quella di unire. Senza un impegno di questo tipo il Paese è destinato a naufragare. Torno alle prossime Regionali. Non perdiamo l'occasione di cambiare strada. Guardiamo avanti, staccando gli occhi dallo specchietto retrovisore. I due schieramenti collaborino, trovino terreni comuni, siano animati da spirito di servizio. I candidati non cadano nella trappola. Non c'è politica se non tra gli uomini, se non in quanto relazione. Come l'intrapresa economica, che si realizza semplicemente in quell'intra. Nel legame che unisce di fatto le persone. Sarebbe bello se la Polverini e la Bonino, se destra e sinistra (per quanto dicano ancora queste parole) ricostruissero uno spazio comune. L'unico in cui ha ancora senso parlare di libertà. *Presidente della Camera di Commercio di Roma