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Bossi spinge per rompere con l'Udc

Il premier Silvio Berlusconi

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Un boccone difficile da mandare giù. E questo nonostante le mediazioni, nonostante i ripetuti tentativi (soprattutto da parte degli ex An) di far ingoiare il rospo amaro. Ma il presidente sembra proprio non voler sentire ragioni. Questo rapporto con Casini, questa alleanza a macchia di leopardo, per lo più con i singoli candidati e non con il partito, lui non la vuole. Berlusconi continua a respingere «la politica dei due forni» attuata dai centristi. E mentre prosegue il lavoro sui candidati in vista dell'ufficio di presidenza del Pdl, convocato per domani pomeriggio, scoppia nel frattempo il caso Lazio. Se, infatti, all'inizio si pensava che dal ragionamento del Cavaliere sul niet a Casini fossero esclusi per lo meno gli accordi già chiusi, in primis il Lazio, più passano le ore e più sembra non essere così. Questo perché non solo a Berlusconi non piace la politica "opportunista" dell'ex alleato, ma, come spiegano fonti governative, il premier non avrebbe digerito il patto siglato senza il suo placet tra Renata Polverini (persona legata al presidente della Camera) e i centristi. Con l'asse Fini-Casini più volte minacciato, con i due più volte in disaccordo sulla linea del governo (vedi l'immigrazione), con il rapporto "difficile" che il premier continua comunque ad avere con l'inquilino di Montecitorio. Da qui il lavoro di queste ore del presidente del Consiglio, cercando di calcolare tutte le possibili varianti, con o senza l'Udc. Il tutto mentre anche in casa Via Due Macelli si fanno le strategie. Rumors di Palazzo danno un Pier Ferdinando "arrabbiato" e intenzionato, a questo punto, a rinunciare anche al sostegno alla Polverini, per correre invece insieme a Francesco Rutelli. Atteggiamento che non fa che inasprire ancor di più i rapporti con il centrodestra. Almeno nel Lazio il Pdl, che deve comunque fare i conti con l'aut aut di Umberto Bossi («Casini vada da solo visto che si ritiene così forte») vorrebbe "blindare" la Polverini, salvaguardando l'intesa raggiunta proprio con Casini e rispetto alla quale il sindaco di Roma Gianni Alemanno esclude la possibilità di intoppi. Ma sembra di altro avviso il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro che chiede «aggiustamenti» in un «quadro troppo ambiguo dove l'Udc sembra farla da padrone con dei gravi rischi di tenuta elettorale». E la stessa dichiarazione del presidente del partito Rocco Buttiglione che esclude l'opzione Bonino «anche se l'accordo con la Polverini non dovesse andare a buon fine» sembra ventilare la possibilità di un naufragio dell'intesa. C'è poi un altro dato su cui il premier starebbe ragionando in queste ore proprio sul Lazio. Vale a dire l'indice di gradimento delle due candidate. Emma Bonino sarebbe, rispetto alla coalizione, a più sette punti. Renata Polverini a più due. Questo nonostante, fanno notare tra gli esponenti dell'ex Forza Italia, «la Polverini abbia cominciato la campagna elettorale molto prima di Emma Bonino». Si aspetta a questo punto la riunione del Pdl di domani pomeriggio, quando il quadro alleanze dovrebbe essere chiarito una volta per tutte. E se nel Lazio l'alleanza con l'Udc alla fine potrebbe reggere, più complicata è la partita nelle regioni del sud dove l'accordo ancora non c'è. Ieri Stefano Caldoro ha lanciato la sua candidatura in Campania e ha chiesto all'Udc di «essere coerente e stare con noi». Giochi ancora tutti aperti anche in Calabria dove l'ipotesi di una candidatura del centrista Occhiuto insieme a tutto il centrosinistra è ancora oggetto di valutazione e può tornare in auge il sostegno dell'Udc al pidiellino Scoppeliti.

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