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Bersani beffato dai radicali

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Emma Bonino

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Emma Bonino il Lazio, prima ancora di sapere come andrà a finire la competizione elettorale, sta già stretto. Così, oltre a presentarsi come candidata del centrosinistra per la poltrona di presidente contro Renata Polverini, ha annunciato che farà anche la capolista per i radicali in Lombardia nelle province di Milano, Bergamo e Brescia. Un impegno - ha spiegato ieri serafica la vicepresidente del Senato in una conferenza stampa proprio a Milano - dovuto al fatto che i radicali si presentano da soli contro Formigoni e quindi c'è necessità di «far cassa», di portare quanti più voti possibili al partito. E a Milano Emma è sempre andata forte. Alle ultime europee, ad esempio, ha conquistato 13 mila preferenze. Voti che sarebbero serviti come il pane al Pd per contrastare Formigoni - in particolar modo alle elezioni regionali dove non c'è ballottaggio - ma i radicali hanno dimostrato ancora una volta di essere bravi a fare i loro interessi. Al contrario dei Democratici di Pier Luigi Bersani. Pannella e Bonino, infatti, si sono presentati insieme al Pd nell'unica Regione dove hanno «imposto» il proprio candidato - nel Lazio - ma hanno scelto di andare da soli in tutte le altre dove è stato invece il Partito Democratico e chiedergli di allearsi. Una politica astuta, che prevede di ottenere il massimo risultato anche con un partito «piccino picciò». Così come del resto è sempre avvenuto nella storia dei radicali. Ma è una scelta che che si trasforma anche in uno «schiaffo» per il segretario del Pd, l'ennesimo di una stagione assolutamente fallimentare. Dal quartier generale dei Democratici ieri non sono arrivate reazioni. Un silenzio assoluto, imbarazzato. Una delle poche voci è stata quella del consigliere regionale del Lazio Giovanni Carapella. Che ha usato toni molto diplomatici: «Emma Bonino, donna intelligente e impegnata, deve diventare l'icona di una coalizione che può vincere e vuole governare. Si concentri sul Lazio, che è una Regione enorme e bisogna avere la forza di girarla tutta: da parte del Pd avrà tutto l'aiuto». Assai meno concilianti le parole usate da coloro che potrebbero essere i suoi alleati nel Lazio, l'Api di Francesco Rutelli e Sinistra e Libertà. «È quantomeno singolare e sintomatica la candidatura di Emma Bonino anche in Lombardia - ha commentato Sandro Battisti, di Alleanza per l'Italia - Francamente non si capisce il motivo di questo duplice impegno, se non quello di tenere un piede in due scarpe. Si tratta di una decisione grave, fuori luogo che rischia di danneggiare pesantemente la credibilità della candidatura della Bonino nel Lazio, una regione che richiede un impegno e una dedizione assoluti e non un part-time». Più duro Massimiliano Smeriglio, di Sinistra e Libertà: «Ritengo che la sua candidatura debba essere rigorosamente ancorata a principi di serietà e coerenza e al rispetto dei nostri elettori. Mi auguro pertanto che la Bonino voglia riflettere sulla poca opportuna scelta di candidarsi come capolista dei Radicali in altre Regioni, e decida di concentrarsi sul Lazio per affrontare la difficile sfida che ci attende. Credo infatti che le appartenenze a singole forze politiche, e le relative tattiche elettorali, debbano fare un passo indietro quando si riveste il ruolo di candidata di una intera coalizione». Parole che non hanno scalfito assolutamente la corazza di cinismo della Bonino. «È proprio vero che il lupo perde il pelo ma non il vizio - commenta Beatrice Lorenzin, deputata del Pdl e portavoce del comitato elettorale di Renata Polverini - i radicali non sanno resistere alla tentazione di una corsa solitaria. È evidente che la sua candidatura non sia espressione del Pd ma una vera e propria autocandidatura impostasi sul collasso politico del Pd romano e laziale».

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