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A Bersani non resta che andare in ginocchio da Casini

Pier Luigi Bersani

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Indietro non si torna. La strategia dell'alleanza con l'Udc, nonostante i malumori della minoranza, continua a essere la stella polare del Pd. Il segretario Pierluigi Bersani e Massimo D'Alema si spendono come meglio possono per sostenere la necessità dell'accordo con i centristi di Pier Ferdinando Casini, per ora nelle Regioni, in futuro anche alle politiche. «Non vogliamo fare un accrocco - spiega Bersani - stiamo lavorando per larghe alleanze che possano prefigurare e indicare una strada alternativa». Andrebbe tutto bene se l'Udc non mantenesse in piedi la «politica dei due forni». Per indurre i centristi a correggerla, prova a mettere in rilievo l'irriducibile ostilità che divide i centristi dalla lega. Se dunque, come è accaduto ieri, Bossi dice che l'Udc non deve salire «oltre il Po» e Casini reagisce tacciandolo di «arroganza», Bersani applaude: «Se l'Udc pensa che il Pdl sia il "partito della lega" - dice - non ha tutti torti». Nel frattempo D'Alema si dà da fare per smentire che tra lui e Casini ci siano «patti segreti». No, dice l'ex premier, «c'è solo la forza della politica». E chi sostiene che dietro l'attivismo di D'Alema in Puglia a sostegno dell'alleanza con l'Udc ci sia la promessa di vendere l'acquedotto pugliese al suocero di Casini Gaetano Caltagirone, si merita una secca risposta: «è una totale sciocchezza». D'Alema è sceso in Puglia per dare tutto il suo sostegno a Francesco Boccia, in vista delle primarie di domenica prossima. Il problema è che, se Boccia dovesse perdere la sfida con Nichi Vendola, l'Udc se ne andrebbe per i fatti suoi, uscendo dall'alleanza. Un'ipotesi che D'Alema e Bersani vedono come fumo negli occhi. «Se perde Boccia - sottolinea D'Alema - perde anche Vendola. Noi stiamo cercando di salvare Vendola dal rischio per lui più terribile che è quello di vincere le primarie e di perdere le elezioni». Per contrastare questa eventualità, valgono tutti i mezzi: il dalemiano Nicola La Torre, vicepresidente dei senatori democratici, in un'intervista alla Stampa dice che se qualcuno della minoranza pensa di far cadere Boccia alle primarie pagherà pegno al momento della formazione delle liste. Parole che suscitano la reazione sdegnata dei franceschiniani pugliesi: «Non accettiamo ricatti». Insomma la maggioranza marcia a passo di carica verso l'alleanza con l'Udc. E per farlo è disposta anche a correre qualche rischio: come capita in Calabria, dove il governatore uscente Agazio Loiero, sacrificato sull'altare dell'intesa con Casini per un candidato targato Udc, minaccia di correre ugualmente con una sua lista. La minoranza invita alla prudenza. «Il rapporto con l'Udc - dice lo stesso Franceschini - non può essere sostitutivo di altre alleanze, ma deve essere un allargamento del campo dell'opposizione». Non manca qualche scintilla con D'Alema: di fronte alle critiche di Franceschini e Gentiloni su come si è arrivati alle primarie pugliesi, D'Alema replica : «Le primarie le abbiamo promosse quando abbiamo avuto il consenso di tutti i partiti. Ma qui ci sono quelli che fanno dichiarazioni e quelli che fanno le cose. Io ho sempre cercato di appartenere a questa seconda categoria».

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