Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il Pd si arrende all'estrema sinistra

Esplora:
Francesco Boccia e Nichi Vendola alle primarie in Puglia

  • a
  • a
  • a

BARI Arrivano ufficialmente le primarie nel centrosinistra pugliese, ma con sei mesi di ritardo. Si svolgeranno domenica 24 gennaio. Le aveva chieste Nichi Vendola a settembre, quando aveva percepito i primi mugugni nei suoi confronti degli alleati riottosi. Il Partito democratico, al termine di una assemblea nella quale la tensione si percepiva nell'aria, le ha ratificate con un voto all'unanimità. Saranno un tentativo disperato di mettere ordine in un contesto ormai balcanizzato. Dopo mesi trascorsi a lanciarsi reciproche accuse, tutti i protagonisti di questa faida risultano un po' ammaccati. E il quadro che verrà presentato agli elettori non è altro che la riproposizione del duello Vendola-Boccia, cinque anni dopo il primo round vinto dal governatore di Sinistra ecologia e libertà, segno di una personalizzazione della politica che l'opposizione addebita al premier Berlusconi come una colpa, salvo ripeterne lo schema nella diatriba pugliese. L'atmosfera tra i Democratici è infuocata. Il presidente del partito Michele Emiliano al momento della votazione si impalla. Grida al microfono: «Silenzio in Aula». Qualcuno risponde al magistrato: «Non siamo in tribunale».   Il nervosismo cresce. La platea dei centoventisei si deve esprimere sulla relazione del segretario regionale Sergio Blasi che propone le primarie, una coalizione allargata all'Udc e la candidatura dell'economista di Bisceglie Francesco Boccia. Ci sarebbe un accordo per una sola votazione. Emiliano ne chiede due, una sulla mozione e una sul candidato. La minoranza si ribella. L'assessore dalemiano Mario Loizzo chiede a Boccia: «Ma non c'era unità?». Il deputato prodiano taglia corto: «Non c'è un c... di accordo». Cinzia Capano, deputato irrequieto, regolamento alla mano impugna la decisione di far votare sulla candidatura di Boccia. Il candidato in pectore si inalbera e dichiara di ritirarsi se l'assemblea non si esprimerà sul suo nome. Alla fine passa una unanimità di facciata.   Tutti uniti? Neanche per sogno. E l'assessore regionale Guglielmo Minervini attacca: «Le primarie sono un momento di libertà. E se qualcuno di noi votasse Vendola, non ci sarebbe nessuno scandalo...». Mezzo partito sceglierà il governatore uscente. Dov'è la novità? Anche Massimo D'Alema si è calato nell'agone rovente dell'Assemblea regionale. E ha messo in riga il compagno Vendola. Con consigli «fraterni», formula che racchiude invece staffilate durissime. Al governatore il leader Maximo rimprovera «la logica di affrontare problemi politici attraverso scorciatoie personalistiche» e la furbizia non riuscita di crearsi un canale privilegiato con l'Udc, promuovendo in giunta un transfuga del Pd. «L'avessimo fatto noi - attacca l'ex premier - sarebbe stato un orrendo macchiavellismo». Dopo le legnate però ha delineato una ulteriore exit strategy: se nelle prossime ore dovesse trovarsi un candidato terzo che metta tutti d'accordo, addio faida delle primarie. Speranza vana. In serata Boccia e Vendola si sono lanciati le prime frecciate. L'economista puntualizza: «Si voterà con una scheda nella quale io avrò il simbolo del Pd vicino al mio nome, Nichi quello di Sel. Le sedi per la consultazione non saranno di partito». E l'attacco politico: «Propongo una alleanza tra le opposizioni parlamentari. Un progetto di alternativa per il paese». Dall'Udc, Angelo Sanza fa sapere che sulla carta «Boccia dovrebbe vincere», e così il loro appoggio alla nuova coalizione sarebbe scontato. Ferdinando Adornato, coordinatore della Costituente di Centro, invece, mette subito in chiaro le differenze: «Si tratterebbe di un accordo locale. Noi con i giustizialisti non ci mischiamo». In serata Vendola ha tenuto una conferenza stampa nella sua «Fabbrica». Il governatore ha teso la mano a Casini («continuerò a dirgli ogni giorno dialoghiamo») e ha risposto a D'Alema: «Certe volte è troppo astioso». Ma ha anche sottolineato che la scelta delle primarie «è una vittoria della buona politica. Vince la democrazia e non un'altra idea, più ristretta, dei processi politici». La partita è appena iniziata.

Dai blog