Dietro Mani Pulite agiva un servizio segreto straniero
In questi mesi si rincorrono anniversari importanti, strettamente legati l'uno all'altro. Basti pensare a come la caduta del muro di Berlino e la fine della logica bipolare determinino la crisi della Prima Repubblica: gli equilibri che si erano preservati nella «costituzione materiale» saltano in aria. Infatti solo le logiche della Guerra Fredda e il rigido schematismo di Yalta potevano tenere insieme un simile sistema. Venuta meno questa «camicia di forza», una serie di spinte diverse si liberano da ogni condizionamento ed erodono la residua legittimità della Prima Repubblica, attaccandone in primo luogo la classe dirigente. Su questo argomento merita di essere citato un libro, non solo per un originale punto di vista (quello statunitense) su questi fatti, ma soprattutto perché a distanza di vent'anni nessuno ha pensato di tradurlo nel nostro Paese: The Italian Guillotine: Operation Clean Hands and the Overthrow of Italy's First Republic, di Stanton H. Burnett e Luca Manconi (Georgetown 1998). E la premessa del volume è proprio questa: gli autori pronosticavano infatti che pubblicarlo in Italia sarebbe stato praticamente impossibile perché proporre una ricostruzione dell'Operazione Mani Pulite non conforme alla versione ufficiale si sarebbe scontrata con una vera e propria sospensione della libertà di espressione. Alla premessa segue il teorema: «Un gruppo di magistrati altamente politicizzati, in larga maggioranza orientati a sinistra, agendo come pubblici ministeri, hanno usato una legittima inchiesta giudiziaria per perseguire, selettivamente, i loro nemici politici, ignorando o minimizzando misfatti simili dei loro alleati politici. L'investigazione di fondo è stata un'inchiesta su pratiche che erano andate avanti per decenni... I magistrati sono stati abbondantemente appoggiati da un gruppo di quotidiani e settimanali, tutti di proprietà di alcuni pochi grandi industriali che avevano una chiara posta in gioco nel successo del colpo di stato». Quindi quello che i magistrati hanno deliberatamente perseguito, sarebbe per gli autori un «colpo di stato». Si tratta di una tesi che, come sappiamo, solo recentemente ha avuto un certo credito (almeno nel centro-destra), così come l'ipotesi di un coinvolgimento di un servizio segreto straniero (tema, questo, tornato centrale dopo il presunto scoop sull'ex magistrato Antonio di Pietro). A questi argomenti, partendo proprio del libro di Burnett, Virgilio Ilari (professore di Storia delle istituzioni militari), ha dedicato una sua ricostruzione della storia recente del nostro Paese. Attraverso la metafora della Guerra civile (Ideazione editrice, 2001), Ilari giunge ad affermare che la stagione di Mani pulite - la liquidazione dei partiti democratici - fu un chirurgico atto di belligeranza: una deliberata soppressione della rappresentanza politica dei ceti medi declassati da cittadini a sudditi. Questo sullo sfondo di una rappresentazione mediatica in cui gli anni ottanta vengono dipinti come un peccaminoso Carnevale, seguito dalla giusta penitenza degli anni novanta; ma questo è un giudizio partigiano imposto dalla vulgata di una sinistra che, grazie a Craxi, era stata messa in condizione di non nuocere al Paese: la prosperità di quegli anni infatti era dovuta ad una netta impennata della capacità imprenditoriale diffusa, dall'adeguamento infrastutturale, dalla pace sociale e dal rango internazionale del Paese. Al contrario, in questi ultimi anni, l'incidenza dei salari sul Pil è diminuita di ben dieci punti e i sacrifici degli italiani sono stati sprecati per congelare - senza poterlo ridurre - il debito pubblico interno e contenere l'impatto sociale degli stessi sacrifici. Tutto questo, nella ricostruzione di Ilari, è stato possibile perché: «Non solo la nostra stampa, ma addirittura le nostre polizie e le nostre procure, pagate con i soldi dei contribuenti, sono diventate legalmente e alla luce del sole i terminali di sistemi offensivi eterodiretti, bisturi della nuova guerra geoeconomica contro le sgangherate muraglie della Fortezza Europa. I fatti hanno dimostrato che un'azione ben congegnata e portata a termine con spietata determinazione ha potuto cancellare in sei mesi un'intera classe dirigente europea facendo leva sul meccanismo giudiziario interno». Qualcosa che potrebbe accadere. Di nuovo.