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Dialogo più forte dei dissensi

Benedetto XVI visita la Sinagoga di Roma

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Una visita difficile. Quella di Benedetto XVI, domani al Tempio maggiore, continua a tenere alta la tensione. I dissensi non mancano sia dalla parte ebraica sia da quella cristiana. La vicenda di Pio XII, la sua prossima beatificazione, ha scatenato critiche da parte di alcuni rabbini e di esponenti lefebvriani. «Solo dialogando e superando le incomprensioni, si potrà trovare una via comune tra le due religioni: la porta del dialogo deve restare sempre aperta». È la voce autorevole di Elio Toaff, protagonsta dello storico abbraccio in sinagoga con Giovanni Paolo II. Il rabbino capo emerito di Roma invita a proseguire quella strada. «Il cammino comune tra cattolicesimo e ebraismo è fondamentale - sottolinea Toaff - Fondamentale fu la visita di Giovanni Paolo II in Sinagoga, visita che inaugurò un cammino. Ma quando si intraprende un discorso comune - ricorda - possono esserci errori di percorso: il popolo ebraico ha una storia di sofferenze e persecuzioni alle spalle». Non sono dello stesso parere alcuni giovani della comunità romana che hanno stigmatizzato anche la scelta della data, «moed di piombo», giorno che ricorda l'incendio del ghetto di Roma. «Pensiamo che dopo certe dichiarazioni del Vaticano su Pio XII - sostengono i contestatori - si doveva rinviare la visita. Una pausa per riflettere e rivedere un rapporto che ci sembra voglia manipolare la storia del secolo scorso». E il gruppo «Gherush92», ha annunciato per domenica mattina una conferenza stampa sulla visita del papa che definisce «una visita revisionista». A questi ebrei dissidenti risponde il presidente dell'Unione delle comunità, Renzo Gattegna. Il presidente dell'Ucei ribadisce che «la visita non può che essere vista e interpretata come la prosecuzione di quella stagione di dialogo iniziata 50 anni fa con la salita al pontificato di Giovanni XXIII». «Non si può tuttavia negare - precisa - che alcune decisioni prese dall'attuale papa nel corso del 2009 siano state all'origine di momenti di tensione e di preoccupazione da parte ebraica. I più significativi sono stati: la reintroduzione della preghiera del venerdì di pasqua in latino, la revoca della scomunica ai seguaci di Lefebvre che hanno poi diffuso dichiarazioni negazioniste della Shoah e per ultimo il riconoscimento delle eroiche virtù per Pio XII». Gli stessi cristiani integralisti che hanno deciso di promuovere, per la visita del Papa alla sinagoga di Roma, una «santa messa di riparazione» che si terrà domenica a Verona. A celebrare il rito, «perché la chiesa di San Pietro martire resti cattolica e contro il relativismo religioso», è stato chiamato il lefebvriano Floriano Abrahamowicz, già espulso dalla Fraternità di San Pio X, noto per aver espresso tesi negazioniste sull'Olocausto.  

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