Ratzinger ricorda la fuga dalla tirannide nazista

Il primo segno sarà un minuto di raccoglimento davanti alla lapide che ricorda il rastrellamento del ghetto di Roma il 16 ottobre 1943. Benedetto XVI vuole così riaffermare non solo la sua vicinanza agli ebrei ma anche la sua immensa pietà per il dramma della Shoah. E proprio alla vigilia della sua visita alla Sinagoga di Roma, Benedetto XVI ha rievocato gli anni della formazione in seminario dopo il nazismo, confidando l'emozione con la quale nel 1945 ha sperimentato che Cristo è «più forte di ogni tirannide», capace di rendere i sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale che lo riscoprivano «uomini nuovi» in un mondo che rinasceva dalle sue macerie storiche e spirituali. Con parole dense di commozione, il Papa ha ripercorso infatti gli anni della sua giovinezza, culminata con l'ordinazione sacerdotale, al cospetto della delegazione della città tedesca di Frisinga, giunta in Vaticano per conferire al Papa la cittadinanza onoraria. Insieme con Monaco, Frisinga compone il territorio dell'arcidiocesi bavarese che l'allora cardinale Joseph Ratzinger guidò dal 1977 al 1982, prima di essere chiamato a Roma da Giovanni Paolo II a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Papa ha voluto così ricordare il drammatico dopoguerra tedesco abbandonando il discorso già preparato. Benedetto XVI ha ricordato il seminario trasformato in lazzareto per prigionieri di guerra e reduci dall'orrore. Un luogo, ha detto Ratzinger dove «eravamo felici, non solo perché eravamo sfuggiti alle miserie e ai pericoli della guerra e del dominio nazista, ma perché ormai eravamo liberi» e perché «ci stavamo preparando alla nostra vocazione». E dopo l'omaggio ai deportati, dei 1.021 ebrei romani rinchiusi nei lager solo 17 tornarono vivi. Dopo questa prima sosta dove il Papa sarà accolto da Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, e Renzo Gattegna, presidente delle Comunità ebraiche italiane, il Pontefice percorrerrà via Catalana costeggiando il Tempio fino alla lapide che ricorda l'attentato del 9 ottobre 1982 in cui perse la vita Stefano Tachè, un bambino ebreo di due anni, e rimasero feriti 37 ebrei che uscivano dallla sinsagoga durante la ricorrenza di Channuka. Una violenza questa di matrice palestinese. Ai piedi della scalinata centrale, papa Ratzinger sarà accolto dal rabbino capo Riccardo Di Segni. Quindi attraverserà il corridoio centrale della Sinagoga dirigendosi verso la tribuna. Prima di salirvi saluterà le autorità civili: è attesa la presenza dei presidenti del Senato e della Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, del sindaco di Roma Gianni Alemanno e, in rappresentanza del governo, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Dopo i discorsi ci sarà un altro momento fortemente simbolico: sarà piantato un ulivo nel giardino della sinagoga in ricordo della visita di Benedetto XVI.