"Ma quali errori, Renata vincerà"
Claudio Velardi si muove nella ex officina Atac di piazzale Flaminio, ora sede del comitato elettorale di Renata Polverini, come Maradona allo stadio San Paolo. O poco ci manca. Da lontano sembra uno stilista che ha trovato (finalmente) la sua musa ispiratrice. La sua modella. Che poi sarebbe la candidata del centrodestra alle Regionali del Lazio. Da miopi si potrebbe scambiare addirittura per Dolce (quello che è metà di Gabbana). Mentre Renata parla dal piccolo palco del suo comitato, lui fa avanti e indietro nervosamente nel percorso laterale ristretto dai tavoli con i computer e i telefoni, scuote la testa. Ma sorride. Sorride spesso Velardi. Sa che è un'arma invincibile. Non si lascia andare un momento, segue la Polverini passo dopo passo. Lui che fa rima, almeno nell'immaginario politico, con D'Alema presidente del Consiglio e Bassolino governatore della Campania. Lui un po' dirigente di partito (comunista), un po' scrittore, un po' editore, un po' imprenditore. Sempre e comunque con l'idea di dove andare. Sempre e comunque con un'idea. Vederlo a un passo da Gasparri e Bonaiuti, o «coccolato» dalla più giovane (e sensibile) Lorenzin, fa meno effetto di quello che si penserebbe. In fondo il lavoro è lavoro anche per lui e i politici sono tutti uguali. Almeno per chi fa comunicazione. Velardi è trafelato. Ma contento. «Renata è così come appare, ha una grandissima qualità: la normalità. Purtroppo ancora non ci siamo con l'organizzazione, vanno registrati alcuni meccanismi. Non sono pienamente soddisfatto. È anche vero che questi sono i primi giorni. Lei va benissimo, non bisogna aggiungere o levare niente ma si deve costruire una macchina diversa». Di certo non ci sta a passare come una nota stonata nel mondo di Alemanno e company. A destra e a sinistra lo criticano per la foto usata per i manifesti: la Polverini ha al polso un orologio Rolex. Una roba non proprio da massaie di Centocelle. Possibile che nessuno se ne sia accorto prima? Che nessuno le abbia consigliato di toglierlo? Se non proprio di mettersi uno Swatch? «C'è un motivo - ribatte Velardi con orgoglio - Renata Polverini è una persona vera, porta quell'orologio nella vita e dunque anche nelle fotografie. Dovevamo far finta che non è così? Ma forza. Poi il Rolex è solo sullo sfondo, non è ripreso in primo piano». Al mago Velardi la sfida piace: «Renata non è un prodotto da confezionare e io voglio comunicarla così com'è. Tra un paio di giorni partirà il sito internet. Lo vedrete, è bellissimo. Lo abbiamo concepito come una rappresentazione in tempo reale della campagna elettorale. Non sarà una vetrina, come spesso accade. Una videocamera seguirà il percorso della Polverini, gli incontri politici, i colloqui che avrà con le persone. E tutto sarà visibile a chiunque». Vada per la giacca rossa stigmatizzata dai maniaci dell'ideologia cromatica ma le parole della candidata del Pdl non saranno troppo di sinistra? «Il Lazio è in equilibrio, lo sanno tutti. E la partita non sarà facile. Per vincere bisogna prendere voti da una parte e dall'altra. È un bene che la Polverini sia, e non semplicemente appaia, anche un po' di sinistra. È libera e vera: che male c'è? Dovrebbe parlare soltanto al centrodestra e perdere le elezioni?». Chissà, forse uno spettro ce l'ha pure Velardi. Se fossero le Regionali del 2000 che furono fatali a D'Alema? «Questo è un colpo basso - sorride, come al solito - E poi allora non mi occupavo propriamente di elezioni. Comunque nella vita ci sono vittorie e sconfitte». Va bene lo stesso. Ma una cosa proprio non funziona: «Non mi piace che si parli più di me che della Polverini». In effetti, fosse per lui, si farebbe vedere solo alla fine della sfilata.