Tifiamo per l'intesa Fini-Cav
Nonè stato il rendez-vous delle pacche sulle spalle, ma sarebbe stato curioso il contrario, visto che anche in un pranzo l'agenda politica più imminente, così fitta e cruciale in chiave strategica, non poteva esser certo consumata e digerita con l'ammazzacaffé: la giustizia, la politica economica, le elezioni regionali col nodo delle alleanze, il patto di consultazione o concertazione all'interno del PdL, il nodo della Lega. Chi ha assistito al faccia a faccia lo definisce con termini come complesso e sincero, col presidente della Camera intenzionato a mettere nero su bianco le proprie ragioni, malumori compresi, e il presidente del Consiglio pronto a digerire alcune critiche in nome delle questioni che gli stanno più a cuore. Il problema centrale di ieri, era comunque quello di stabilire un metodo di consultazione, un protocollo di intesa tra i due co-fondatori del Pdl, esattamente ciò che nei mesi scorsi ha latitato lasciando il campo, troppo spesso, a dialoghi e confronti condotti per interposta persona, con l'aggravante della campagna di certa stampa destrorsa condotta contro Fini. Tutto sta a capire, anche questa volta, se l'intesa reggerà. È pur vero che i tempi serrati che prevedono i passaggi legislativi sui temi di giustizia, e l'approssimarsi della fase calda della campagna per le regionali, lasciano per ora poco spazio alla drammatizzazione dei problemi interni, ma la concitazione del momento non toglie che è sulla tenuta del patto politico tra il premier e il presidente della Camera che si fondano il destino politico della legislatura.