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Lusetti: «L'appoggio alla Bonino è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso»

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PeròRenzo Lusetti ha passato la giornata nella sede del gruppo dell'Udc alla Camera a stringere mani e a farsi abbracciare. «Beh sì — ammette — è stato un po' come ritrovarmi tra vecchi amici che non vedevo da anni. Con gran parte di loro siamo stati insieme da giovani, nella Dc. Questo non toglie che la decisione di lasciare il Pd sia stata molto sofferta». Ma qualcuno nel partito sapeva della sua scelta? «Vedevano da tempo che ero in sofferenza, che non condividevo più la linea». E nessuno ha provato a fermarla? «Sì hanno cercato di dissuadermi ma ormai ero molto convinto. Franceschini, Letta sono venuti a parlarmi, mi hanno detto di avere pazienza, che il progetto andava avanti. Ma non era più questione di pazienza, nel Pd c'erano troppe cose che non andavano». C'è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso? «Beh, la candidatura della Bonino proprio non la potevo accettare. Guardi non è contro la persona ma lei è il simbolo del laicismo, sta sul lato opposto al nostro rispetto a tante battaglie che abbiamo fatto. È inutile che Bersani dica che è una fuoriclasse, lo sarà pure ma gioca in una squadra che non è la mia». Il Pd si svuota, l'Udc prende forza. È la fine del bipolarismo? «È la fine del bipartitismo. Il bipolarismo resterà fino a quando ci sarà il premio di maggioranza». Perché non è andato con l'Api del suo amico Rutelli? «Perché al centro c'è solo uno spazio. Non credo a quel progetto». Pa. Zap.

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