...E Casini se la ride
Casini si stropiccia le mani. Da quando Pier Luigi Bersani ha preso in mano il Partito Democratico per l'Udc si è aperta una sorta di nuova campagna di tesseramento. I due arrivi di Renzo Lusetti e Enzo Carra, infatti, potrebbero essere le avvisaglie di una falla nel Pd di proporzioni molto più ampie. In bilico, ad esempio, c'è Paola Binetti, teodem che da tempo continua a ripetere che nelle ultime scelte del partito si identifica assai poco. Così come in bilico è Arturo Parisi, sempre molto critico con Bersani. E con lui tutti i prodiani. Poi c'è Francesco Rutelli e la sua neonata Alleanza per l'Italia. Per il momento l'ex sindaco di Roma ha scelto di restare da solo ma con la prospettiva già per le regionali di allearsi con Pier Ferdinando Casini. Per il futuro, ha spiegato, si vedrà. Ma il naturale sbocco della sua decisione è quello di dare vita a un'unica formazione di centro. Intanto Casini guarda, aspetta e se la ride. Da quando ha deciso nel 2008 (anche se «forzato» dalla freddezza di Berlusconi) di non entrare nel Pdl e restare da solo la sua linea è rimasta sempre la stessa: aspettare quelli che nel centrodestra — ma maggiormente nel Pd — si fossero stancati dei due Poli. Prospettiva di lungo, lunghissimo respiro. Ma che, lentamente, sembra dare i suoi frutti. L'Udc ha, ad esempio, «riacquistato» Dorina Bianchi, passata nel Pd e poi, a dicembre dell'anno scorso riapprodata nel gruppo dei centristi. Così come ha accolto dai Democratici, a marzo del 2009, Pierluigi Mantini. Passaggi importanti ma che hanno come conseguenza che il partito di Casini si sta sempre più connotando come una formazione legata al centrosinistra. I «transfughi» vengono infatti tutti da una scuola politica di centro (molti come Renzo Lusetti e Enzo Carra erano insieme nella Dc) ma che non guarda certo al Pdl. Mentre invece l'Udc ha perso tutti quegli esponenti — come Carlo Giovanardi e Gianfranco Rotondi — più vicini al centrodestra. «È vero — commenta Renzo Lusetti — ma attenzione, questa può essere solo una fase. Dopo le elezioni regionali la situazione potrebbe cambiare ancora». Per ora, però, per Casini le distanze con il centrosinistra diminuiscono sempre di più, mentre aumentano quelle con il Pdl. E questo potrebbe pesare anche sulle rimanenti alleanze con i candidati alle regionali. Arturo Parisi, altro parlamentare Pd che al suo partito non risparmia critiche, propone anche un'altra lettura della diaspora Democratica: «Purtroppo non è una novità il silenzio col quale la attuale dirigenza del Pd assiste alla uscita dal Partito di esponenti che dicono di lavorare per lo stesso disegno — spiega — Come non vedere la dissoluzione verso la quale ci ha portato in soli due anni questa serie di "separazioni consensuali"? Come non pensare che se Carra e altri lasciano oggi il Pd per realizzare "il disegno di D'Alema e Bersani" prima o poi altri potrebbero lasciare il partito di D'Alema e Bersani per realizzare il disegno del Pd?». Casini ringrazia. E aspetta.