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Sembra che il governo Berlusconi intenda varare il capitolo della riforma Mastella riguardante la scuola superiore per magistrati.

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Dicontro a tutte le altre categorie e a mo' di beffa per gli insegnanti, che pur abilitati e vincitori di uno o più corcorsi, son rimasti anche vent'anni nella condizione di precari, chiunque superi l'esame da uditore ha davanti a sé la carriera spianata, senza dover rendere conto di niente a nessuno. Anzi, ogni volta che negli anni scorsi si parlò di introdurre qualche opportuno momento di verifica del lavoro svolto e della effettiva preparazione, si gridò all'attentato all'indipendenza e all'autonomia della magistratura. Ben venga, dunque, codesta scuola di aggiornamento e di rifinitura della preparazione, a condizione, però, che i docenti siano qualificati giuridicamente e non sospettabili di politicizzazione. Non è per mettere le mani avanti, ma in passato il Csm, a cui spetterà il compito di organizzare la scuola, quando provvide a istituire corsi formativi non obbligatori per i neo vincitori di concorso affidò il delicato incarico a personaggi sicuramente targati a sinistra, come il professor Pizzorusso, il giurista pidiessino, che passerà alla storia per aver, due mesi prima della strage di Capaci, scritto su l'Unità che Giovanni Falcone non era affatto idoneo a ricoprire la carica di superprocuratore antimafia. Cito l'indimenticabile caduta becera e politicante di Pizzorusso, perché, oggi, già si fanno i nomi di chi dovrà dirigere l'istituenda scuola superiore per magistrati e nella rosa fanno capolino troppi professori schierati a sinistra, come Stefano Rodotà. Un nuovo istituto per diffondere la giustizia di parte, fra l'altro, non servirebbe, visto che c'è già da decenni.

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