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Nessuno oggi incentrerebbe la storia politica e personale di Giolitti sullo scandalo della Banca Romana e sul fatto che, per sfuggire all'arresto, abbia pensato a cercar rifugio in Germania.

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Loha notato l'altro ieri, sine ira et studio, con grande eleganza intellettuale e civile Francesco Cossiga, un uomo che a Bettino Craxi ha voluto e vuole bene. «È lui — ha ricordato — che non volle essere sepolto in Italia malgrado gli avessero offerto i funerali di Stato, il che è in contraddizione con il dargli del latitante». Un mese prima della morte, Cossiga volle andargli a fare visita ad Hammamet. «Era su una sedia a rotelle e al momento dei saluti mi abbracciò e mi disse: Francesco, avrai capito che questa è l'ultima volta che ci vediamo...». Entrambi, quell'ex presidente del consiglio che si spegneva e quell'ex presidente della Repubblica che gli rendeva omaggio, quell'incontro seppero affrontarlo con straordinaria dignità. La preoccupazione era che «latitante» finisse con l'essere una certa idea della storia d'Italia. Il rischio era che la condizione di «ex» fosse ormai nella realtà calpestata dalla volgarità delle «ics». Sembrava che la lotta politica avesse definitivamente smarrito ogni misura di umanità. E di umanità della politica Craxi e Cossiga erano stati protagonisti di livello. Nel 1979 la storia - d'Italia, d'Europa, dell'Occidente - quei due l'avevano fatta davvero. Gli euromissili schmidtiani e reaganiani, quelli che scardinarono il comunismo e dissolsero l'URSS, senza Craxi e Cossiga non ci sarebbero stati. Democratico del socialismo Craxi lo era sempre stato. Da giovane qualcuno a Milano lo aveva chiamato il «tedesco», perché nel PSI di allora Craxi era fra quanti bazzicavano con interesse gli ambienti della SPD. Eppure da quando nel 1976 era diventato segretario del partito, il suo più che socialismo democratico si sarebbe sforzato di essere e di apparire socialismo liberale. Non tanto per ragioni italiane. Turati gli era più caro di Rosselli, Nenni di Salvemini, Saragat di Calogero. Ma a Craxi quel che premeva era che il socialismo fosse sempre capace di contrapporre liberalismo al totalitarismo. Di qui, negli anni in cui le socialdemocrazie europee, in primis quella tedesca (con Brandt ma non con Schmidt), gli parvero essersi assoggettate agli schematismi dell'Ostpolitik, la sua scelta di campo in favore degli avversari del comunismo, senza cercare appeasement con Mosca, senza tradire né Helsinki ed il suo terzo cesto di human rights, né Venezia e la Biennale del dissenso, né quel che per la sua generazione avevano significato i carri armati a Budapest e a Praga. Lungo quel sentiero Craxi aveva camminato fianco a fianco con quel singolare whig della democristianeria che è stato Cossiga. Ed è bello il modo con cui Cossiga ha sempre continuato a sentirsi suo amico, proprio in nome di una vera umanità della politica e di un comune sentimento della patria.

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