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Fini: "Il diritto alle riforme è di chi vince le elezioni"

Gianfranco Fini

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«Le riforme vanno fatte» e il confronto tra le forze politiche «deve avvenire in Parlamento» senza «etichette», partendo «non da ciò che è utile oggi ma dal punto di vista generale». Gianfranco Fini sceglie la platea di giovani studenti, radunati a Palermo per un confronto sui temi dell'ultimo libro del presidente della Camera, per chiarire la sua posizione sulle riforme e togliersi ancora qualche sassolino dalla scarpa. Dopo aver sostenuto che «il dibattito politico è vecchio, stanco e propagandistico» e che i ventenni di oggi sono lontani dalla politica per colpe non loro ma di chi «continua a guardare dallo specchietto retrovisore e parla del '48», Fini ha voluto toccare alcuni temi attuali, a cominciare dalle riforme. «Abbiamo bisogno di farle - ha sostenuto - chi vince le elezioni ha il diritto e il dovere di realizzarle». «Ma il Parlamento deve avere un ruolo - ha poi chiesto - è in questa sede che si deve aprire il confronto o si vuole fare il dibattito solo nelle trasmissioni televisive?». Per il presidente della Camera «il confronto serve alla maggioranza e all'opposizione» e ha bacchettato destra e sinistra: «Possibile - ha aggiunto - che in questo momento si discuta sul calendario dei lavori? Se discutere delle riforme alla Camera o in Senato o affidarsi a una convenzione? Questi sono bizantinismi. Da quando sono entrato in Parlamento, era l'83, si parla di riforme e, a parte quella sul federalismo fiscale, oggi i temi sono sempre gli stessi». Secondo Fini tuttavia «questa legislatura è nelle condizioni di dare vita alle riforme», ma invita la politica a fare un passo avanti. «Sento e leggo: "Fini dice cose di sinistra" - ha osservato - Basta con le etichette; parlare di ambiente o di immigrazione non è né di destra né di sinistra. Ci sono argomenti che riguardano tutti». E anche sul presunto asse con Napolitano, l'ex leader di An ha tagliato corto: «Non c'è alcun asse col Capo dello Stato, ma è una questione di buon senso. Alcune questioni non possono essere eluse». «Non mi impicco con il bipolarismo - ha avvertito poi il presidente della Camera - piuttosto serve un confronto tra centro destra e centrosinistra su tre-quattro emergenze nazionali, per individuare politiche condivise: basta con il metodo infantile del governo che ha sempre tutti i meriti e l'opposizione sempre tutti i torti». E tra i «beni comuni», Fini ha indicato «la legalità, il superamento del deficit infrastrutturale, la ricerca» suggerendo alla politica «di guardare al futuro e non seguire gli umori della società, come è avvenuto a Rosarno con l'immigrazione». Fini, infine, si è detto «stupito dalle osservazioni sulla decisione del presidente Napolitano di mettere su Internet il discorso di fine anno» mentre sulla questione fiscale ha osservato: «La riduzione delle tasse è un imperativo morale, ma ridurle vuol dire meno risorse per le casse dello Stato, per cui avendo un debito pubblico alto la politica si deve chiedere quanto costa questa operazione e trovare le coperture». E in questo senso, ha espresso piena fiducia nel ministro per l'Economia Giulio Tremonti: «La politica che sta facendo è giusta e di assoluto rigore».

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