La maledizione dietro le sbarre
Ilcaso "bomba" il suicidio del sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini, il 16 agosto 2004 arrestato due giorni prima per una storia di presunti appalti irregolari e mazzette. Valentini si soffocò nella cella di sicurezza infilando la testa in una busta di plastica, stringendo il sacchetto attorno al collo con un laccio, legandone un altro alla finestra e lasciandosi soffocare. Ancora oggi, questa morte resta avvolta dal mistero. L'ultimo suicidio in ordine cronologico nella struttura sulmonese c'è stato il 27 aprile del 2005. Francesco Vedruccio, 36enne di Squinzano, in provincia di Lecce, fu trovato impiccato alla finestra del bagno. Un caso questo che segnò il settimo suicidio nel penitenziario abruzzese in soli due anni. Il 19 gennaio 1994, Luigi D'Aloisio, 37 anni di Barletta, malato di Aids, si impiccò con il lenzuolo legato alla finestra della camera di sicurezza. Il 18 giugno 1999 Cosimo Tramacere, ventiseienne di Mesagne in provincia di Brindisi, alla vigilia del ritorno in carcere, dopo un permesso di tre giorni, si getta sotto a un treno. Il 12 Luglio 1999 si impiccò in cella con il lenzuolo Antonio Miccoli, 30 anni, di Foggia. Due anni dopo, il 2 luglio 2001, le guardie sventano un tentativo di suicidio. E così comincia la serie ravvicinata di suicidi all'interno della struttura di via Lamaccio. Il 19 aprile 2003, nel periodo di Pasqua, si toglie la vita la direttrice del supercarcere, Armida Miserere, che si spara con la pistola d'ordinanza all'interno della sua abitazione nella struttura carceraria. Il 14 ottobre successivo si impicca in cella, con i lacci delle scarpe legati a una grata, Diego Aleci, 41 anni, mafioso di Marsala, prima killer della Stidda e poi di Cosa Nostra, condannato all'ergastolo. Il 28 giugno 2004, allo stesso modo, si ammazza Francesco Di Piazza, 58 anni, anch'egli ergastolano, appartenente al clan di Giovanni Brusca. Cinque giorni dopo un pedofilo assassino si taglia le vene, ma viene salvato. Il 3 gennaio del 2005, con i lacci delle scarpe si impicca Guido Cercola, braccio destro di Pippo Calò, coinvolto nel 1984 nella strage del rapido 904 Napoli-Milano. Nell'attentato al treno morirono 16 viaggiatori e in 267 rimasero feriti. Sessant'anni, romano, l'uomo era stato condannato definitivamente all'ergastolo nel novembre del 1992. A marzo dello stesso anno (2005) usando come arma la propria maglietta e la cinta della tuta, nella sezione alta protezione, si impicca il pentito Nunzio Gallo, 28 anni, di Torre Annunziata.