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Elezioni provinciali dell'Aquila Pdl impantanato sul candidato

Il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi

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Inutile sì, un ente da togliere di mezzo il più presto possibile. È stato scritto e detto da tutti i partiti. Ora, però, nessuno più apre bocca su questo argomento, anche se in tanti lo pensano ancora. Solo la Lega del senatur Umberto, che da queste parti ha poco peso, ha sempre difeso le Province. Gli altri no. Eppur si vota, avrebbe detto qualcuno. Sì, nell'Aquilano, il 28 e 29 marzo, si andrà alle urne per eleggere il presidente e il consiglio provinciale. Un'elezione trascinata in avanti di quasi un anno rispetto alla scadenza naturale per via del terremoto. Quella terribile scossa del 6 aprile che ha devastato il capoluogo e mezza provincia dell'Aquila. Tra polvere, macerie e ricostruzione si tornerà al voto. Presidente uscente, elemento di prim'ordine del Pd, mediaticamente attivissima prima e ancora di più, forse troppo, dopo la scossa: Stefania Pezzopane sarà la candidata del centrosinistra. Questa volta potrà contare anche sull'appoggio del partito di Tonino Di Pietro, anche se elettoralmente in Abruzzo l'Idv è un fenomeno soprattutto costiero. I suoi candidati sono già sulla rampa di lancio e lei tenterà in tutti i modi di riconquistare la scranno più alto della Provincia; per ribadire la sua leadership, per non restare senza nessuna poltrona, ma soprattutto per invertire una tendenza negativa in Abruzzo per il disastrato Partito democratico che negli ultimi dodici mesi ha già perso la guida della Regione e delle altre tre province. Lei, Stefania Pezzopane, per ora dovrà fare i conti con nemici terribili: il possibile astensionismo nei paesi del cratere aquilano - sua roccaforte elettorale - e le antiche ostilità marsicane e peligne (da sempre Avezzano e Sulmona hanno chiesto e mai ottenuto indipendenza amministrativa dal capoluogo) ora accentuate da un terremoto che nel profondo ha più diviso che unito. Non si ha traccia invece del suo principale avversario: il Pdl, praticamente alla vigilia di una tornata elettorale rinviata, non ha scelto il candidato presidente. No, non per dimenticanza o sciatteria, ma perché il Popolo della Libertà in Abruzzo è di fatto dilaniato, non da oggi, da lotte intestine. Due i coordinatori regionali, i senatori Filippo Piccone e Fabrizio Di Stefano. Il primo, al quale spetta l'ultima parola, avrebbe in sostanza già individuato l'anti-Pezzopane in Antonio Del Corvo, consigliere regionale marsicano, suo ex vice al Comune di Celano. In caso di sua elezione alla Provincia dell'Aquila, il posto all'emiciclo regionale verrebbe occupato da Emilio Iampieri, uomo di riferimento nella Marsica di Fabrizio Di Stefano. Ma vecchi accordi presi prima che la terra tremasse e la fiera aquilanità di altri elementi di spicco del Pdl, hanno congelato questa scelta dei due coordinatori tra i quali c'è chi dice ci sia un tacito accordo di non pestarsi i piedi nei territori di origine. Altri ancora, per smontare la soluzione Del Corvo, portano invece allo scoperto sondaggi più o meno attendibili sul gradimento, in preciso ordine di piazzamento, di Giorgio De Matteis, Luca Ricciuti, Daniela Stati e, quarto ed ultimo, Antonio Del Corvo. Situazione di stallo, dunque, per la scelta del candidato presidente alla Provincia dell'Aquila, il tutto mentre alla Regione sembra tirare aria di verifica o addirittura di rimpasto di giunta. Frizioni, malumori e mal di pancia, emersi con violenza nel corso del voto del bilancio di previsione, ma esplosi nel chiuso di quattro mura quando il governatore Gianni Chiodi, in un confronto con tutti i consiglieri di maggioranza, aveva ribadito con gentilezza - ma con forza - il suo diritto-dovere ad agire in autonomia nel solco di un programma di governo teso ad un rinnovamento dell'Abruzzo. Più chiaramente: pomo della discordia - inutile il beneficio del dubbio - è stata la nomina immediata dei manager delle Asl da parte di Chiodi che ha fatto spallucce di fronte all'invito dei due senatori-coordinatori del Pdl a rinviare ogni decisione sull'argomento. Insomma, una situazione difficile, tra veti e contrapposizioni mai sanate all'interno di un partito che in Abruzzo può contare sulla maggioranza quasi assoluta degli elettori. Ma all'orizzonte c'è ora una scadenza elettorale in un territorio dove prima ancora del Governo è stato lo stesso Silvio Berlusconi ad investire forze e risorse. Un'eventuale sconfitta alle provinciali dell'Aquila, non sarebbe dunque una semplice battuta d'arresto del Pdl, ma una sonora bocciatura del premier nelle zone del terremoto. C'è da giurarci che il nome del candidato, come fu per le elezioni regionali, arriverà direttamente da Roma. A decidere, con un colpo a sorpresa, sarà Silvio Berlusconi.

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