Fino a qualche mese fa sarebbe stato impensabile uno scontro Polverini-Bonino.
Inconcreto, piccoli e grandi segnali attestavano la volontà di sperimentare nel Lazio una formula di collaborazione, foriera di possibili sviluppi nazionali, tra il Pd e i neo-centristi. Poi è accaduto l'imprevedibile. Marrazzo è stato umiliato, episodi gravi e talora misteriosi hanno fatalmente prodotto una svolta negli orientamenti politici generali. Le fragilità di un uomo sono state offerte al consumo del pubblico, travolgendo assieme alla sua onorabilità anche una leadership che cercava di organizzare, pure tra qualche ingenuità e smodatezza, l'apertura all'area moderata dell'elettorato. Ancora dobbiamo capire cosa sia accaduto, quali forze abbiano potuto agire e per quale obbiettivo, come abbiano pesato complicità indirette, benché nascoste. Adesso siamo di fronte a un vero capovolgimento di prospettive. Alla Polverini arriva il benefico appoggio dell'Udc, in assenza del quale la sindacalista dell'Ugl apparirebbe come una candidata che parla solo alla destra sociale italiana. Invocare i valori cattolici, nella logica della distinzione obsoleta tra guelfi e ghibellini, equivale a un esercizio retorico o a un giustificazione posticcia. In realtà, si dà copertura a una compagine che a Roma, durante i primi diciotto mesi della Giunta Alemanno, ha mostrato di stare in debito di razionalità politica e amministrativa. Ora serve una risposta efficace del Pd. Al populismo della Polverini si può rispondere con il rigore, talvolta puntuto, della Bonino? In realtà, si può e forse si deve. Certo non mancano obiezioni e resistenze, specie di quanti sono portati a reagire, per un retaggio culturale diverso, al modo di concepire il rapporto tra politica e questioni eticamente sensibili. È però discutibile che la guida di una regione sia riconducibile alle pregiudiziali che derivano dal confronto sulla cosiddetta biopolitica. A prevalere, nonostante tutto, dovrebbe essere il disegno programmatico sul presente o meglio ancora sul futuro del Lazio. Emma Bonino deve guardare al centro, se ha veramente l'ambizione di trascinare alla vittoria tutte quelle energie, anche di area cattolica, che sono pronte a fornirle un sostegno leale. Qui si misura la credibilità del progetto politico. Ecco, torniamo a Sturzo, mettiamo nero su bianco: proviamo, all'insegna della migliore tradizione popolare, a lanciare un programma che segni un nuovo orizzonte per la Regione. Il Pd ha la responsabilità di crederci, dando alla pubblica opinione un esempio di buona politica. Molto dipende naturalmente dal candidato. Se proietta sullo scenario della vita politica della coalizione solo le esigenze di un partito - il suo - allora ogni sforzo risulterebbe vano. Anche coloro che intendono favorire un rapporto più fluido, aprendo le porte alla sua designazione a capo del centrosinistra del Lazio, stenterebbero a vincere le obiezioni presenti. In realtà, prima ancora che un errore politico, sarebbe un insulto alla intelligenza politica o semplicemente al buon senso. Ad essere più preoccupati sono coloro che da sempre coltivano l'idea di un rinnovato rapporto con il mondo cattolico. È un punto delicato, meritevole di qualche parola di approfondimento. La cultura radicale si pone in alternativa, nel giudizio comune, ai valori dell'antropologia cristiana. E pur vero, tuttavia, che il contributo proveniente da questa cultura alla difesa della democrazia, al rispetto delle istituzioni e quindi della legalità, alla promozione dei diritti dell'uomo non può essere derubricato a glossa superficiale o peggio superflua. Tutto ciò per dire che l'esperienza del radicalismo, nella sua positiva e negativa irreducibilità, comporta una forte capacità di discernimento ideale e di controllo politico. Allora, invece di temere l'irrazionalità di chi detiene l'uno o il due per cento dell'elettorato, varrebbe la pena interrogarsi sulla fragilità o sui timori di chi aggrega consensi molto più ampi, avendo per questo l'ambizione di guidare processi di governo a livello nazionale o locale. Un partito come il Pd, fedele al suo progetto originario, è la garanzia più alta che la coalizione possiede. Quando dovesse prendere forma un indirizzo chiaro ed equilibrato, allora la candidatura Bonino uscirebbe dall'aura di instabilità che ne segna l'esordio così accidentato e ciò nondimeno stimolante. Non è un passaggio da vivere con intensità e passione? * Senatore del Pd