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Fini prepara il Pdl post-Silvio

Gianfranco Fini

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L'appuntamento era di primo mattino. Alla Camera. Gianfranco Fini incontra Pier Ferdinando Casini e Renata Polverini. Il leader dell'Udc e la candidata alla Regione Lazio. I due si conoscono bene, già si erano incontrati in agosto e avevano gettato le basi dell'accordo che si è concretizzato ieri mattina. Stavolta la spinta finale l'ha data Gianfranco Fini. Li ha voluti alla Camera e scherzosamente ha detto loro: non uscirete dalla stanza fin quando non chiudete l'intesa. E l'intesa si è chiusa. L'Udc avrà quasi certamente il presidente del consiglio regionale, il cui principale candidato è Luciano Ciocchetti. E avranno un assessorato forte, una delega pesante al Lavoro che comprenda anche la Formazione professionale. Nasce così un centrodestra nuovo, allargato. Che va da Storace a Casini (e per ora senza la Santanchè). Alla Polverini è riuscito quello che finora non era riuscito per esempio a Gianni Alemanno e neppure a Roberto Formigoni. E Fini, non c'è dubbio, c'ha messo lo zampino. Certo, i suoi rivendicano il successo e diranno che ha fatto tutto Gianfranco, ha fatto tutto da solo, è tutto merito suo. Non è così ma c'è del vero se un finiano doc che chiede anonimato sottolinea: «Ma ce lo vedete voi Berlusconi che si mette in una stanza con Polverini e Casini e gli fa chiudere l'accordo? Ce lo vedete Silvio che si mette a trattare con Pier?». Insomma, un altro centrodestra è possibile. Almeno visto dall'ottica finiana. È un centrodestra senza la Lega, tanto per cominciare. Un centrodestra moderato, sobrio, che parla piano, non urla, non strilla, dialoga con la sinistra e non ha derive estremiste. Il centrodestra alla Polverini. Un centrodestra romano che non prevede la trazione milanese, cenette ad Arcore e irruzioni tremontiane. Un centrodestra senza minigonna ma che parla di famiglia, quoziente familiare, partecipazione e aiuti alle aziende in crisi. Se lo si rinfaccia ai finiani e gli si ricorda che questo di fatto è il centrodestra post-Berlusconi, non s'arrabbiano. Si incazzano. Dice per esempio Flavia Perina scandendo per bene le parole: «Questo è il centrodestra originario, quello che vuole rappresentare la maggioranza degli italiani. Quello del congresso del Pdl del marzo scorso, quello disegnato nei discorsi di Berlusconi e di Fini. Quello senza estremismi che non sono mai andati oltre il 2%». Il riferimento, forse, è proprio alla Santanché che alle Politiche di quasi due anni fa arrivò a quota 2,4% alla guida della Destra di Storace. Quella stessa Santanché che sta per entrare al governo (forse ci sarà uno slittamento) e contro la quale si sono levate le critiche dei finiani. Critiche tattiche che servono solo a far salire l'attenzione in vista di un nuovo accordo tra Fini e Berlusconi. Tra i due c'è una identità di vedute e non si vedono particolari difficoltà. Al punto che si attendono solo conferme a un nuovo faccia a faccia tra i due fondatori del Pdl. Forse ci sarà mercoledì, dopo il consiglio dei ministri, se il premier dovesse tornare a Roma martedì pomeriggio. Se invece decidesse di anticipare il rientro per partecipare, lunedì, al vertice del Pdl è possibile che i due si vedano prima. Il presidente della Camera, si sa, vorrebbe un riequilibrio interno. Vorrebbe spazio per i suoi soprattutto negli organi dirigenti del partito. È tornata a circolare in questi giorni un'ipotesi che era già emersa quest'estate: la staffetta tra i coordinatori del Pdl tra Italo Bocchino e Ignazio La Russa. Ma Bocchino, che si iscrive alla categoria politica degli «attendisti», difficilmente si farebbe largo a spese di un suo amico ed ex capocorrente. Anche perché sa che il ministro della Difesa è un tipo vendicativo. Ne parleranno Fini e Berlusconi quando si vedranno ma difficile che si prendano decisioni prima del voto. Che il clima tra i due sia positivo lo dimostra il fatto che ieri è stata diffusa la notizia che Berlusconi ha chiamato Fini per fargli gli auguri il giorno dle suo compleanno, domenica scorsa. Ma anche il fatto che l'intesa tra Udc e Polverini sia stato salutato positivamente anche da esponenti notoriamente in sintonia con Berlusconi. Per esempio Beatrice Lorenzin rileva: «L'accordo, sono certa, sarà uno stimolo ulteriore per lavorare, tutti assieme, per un programma attento ai valori, ai problemi reali della crescita e dello sviluppo economico». Fabrizio Cicchitto si spinge anche oltre: «Abbiamo insistito da tempo per l'alleanza del Pdl con l'Udc alle elezioni regionali; è importante che ciò è avvenuto nel Lazio e ci auguriamo che si verifichi in altre Regioni».

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