Al Senato si cerca l'intesa sull'immunità parlamentare
Forse una via d'uscita c'è. Dopo settimane di discussione sul tema della giustizia si inbtravede la luce in fondo al tunnel. Certo, l'impressione è che Silvio Berlusconi non abbia alcuna intenzione di mollare la presa: legittimo impedimento, lodo Alfano costituzionale e processo breve devono andare avanti senza tentennamenti. Anche perché, è il ragionamento che circola all'interno del Pdl, non si può rischiare di accettare delle condizioni se poi Bersani non è in grado di mantenere i patti. In ogni caso, in mezzo a quello che sembra ormai diventata una discussione infinita, ecco spuntare una possibile soluzione. Si tratta di un testo presentato dal Senato da Franca Chiaromonte e Luigi Compagna. La notizia è duplice: è un disegno di legge costituzionale che modifica l'articolo 68 (quello che disciplina l'immunità parlamentare e che venne modificato sulla scia di Tangentopoli) ed è bipartisan (Chiaromonte è del Pd, Compagna del Pdl). La norma prevede che venga introdotta la possibilità, per la Camera di appartenenza del parlamentare per cui si chiede di esercitare l'azione penale, di decidere se disporre, «a garanzia della libertà della funzione parlamentare, la sospensione del procedimento per la durata del mandato». Il tutto con blocco dei tempi di prescrizione. Martedì, con un articolo su Il Riformista, il senatore Pd Enrico Morando ha detto chiaramente che «si può fare». E ieri è arrivata puntuale la replica del vicecapogruppo vicario del Pdl a Palazzo Madama Gaetano Quagliariello: «Se l'opposizione mostrasse la volontà di andar avanti sul progetto di legge Chiaromonte-Compagna, potremmo anche giungere a valutare superflua la costituzionalizzazione del Lodo Alfano». Insomma, qualcosa sembra muoversi e non solo nel dibattito politico. Anche Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale e neoeletto leader dell'Associazione dei costituzionalisti italiani applaude l'iniziativa dei due senatori. «Certo, non sarebbe un segnale di maturità civile e politica del Paese - spiega all'Ansa -. Ma se proprio si ritiene il rapporto politica-giustizia talmente deteriorato da ritenere assolutamente indispensabile l'introduzione di una prerogativa, allora si potrebbe trovare una soluzione diversa da quella prospettata dai "Lodi" fino ad ora varati (e bocciati dalla Corte Costituzionale) o che il Pdl ha intenzione di presentare». «Potrebbe essere la Camera di appartenenza del parlamentare - prosegue - a decidere, caso per caso e con deliberazione motivata, se sospendere il procedimento a carico del parlamentare o del senatore. Si tratterebbe di una decisione di cui la Camera competente si assume pubblicamente la responsabilità e che deve essere suscettibile di un ricorso alla Corte Costituzionale in caso di evidente abuso». Esattamente quello che prevede la proposta Chiaromonte-Compagna. In questo modo il beneficio non sarebbe generale e automatico, «vizio» questo che la Corte Costituzionale ravvisò nel 2004 per il Lodo Schifani e che, secondo Onida, non fu sanato né dal Lodo Alfano né lo sarebbe nell'ultima versione di ddl costituzionale targato Pdl. Ora la palla è nelle mani della maggioranza. Il testo del Lodo bis in forma costituzionale è già pronto, firmato da Gaetano Quagliariello e Roberto Centaro, e c'è chi giura che potrebbe essere presentato comunque con l'intenzione di metterlo su un binario morto nel caso di un accordo con l'opposizione. L'altro banco di prova per il dialogo sarà invece il ddl sul processo breve: i termini per gli emendamenti scadono oggi, ma il relatore, il senatore Giuseppe Valentino, potrebbe anche presentarli successivamente. La maggioranza si appresta a riscrivere quasi in «toto» la norma. Diverse sono le ipotesi in campo: gli emendamenti dovrebbero azzerare le esclusioni e far usufruire del processo «certo» anche i recidivi, estendendolo anche a tutti i reati, anche quelli più gravi di mafia e terrorismo. I reati fino a dieci anni verrebbero però considerati di prima fascia, mentre per quelli più gravi ci sarebbe un allungamento dei tempi per ciascuna fase (una delle ipotesi è che possa essere il giudice a valutare l'allungamento dei termini se necessario). Modifiche anche alla norma transitoria: i nuovi termini potrebbero entrare in vigore da subito non solo per i processi pendenti in primo grado ma in appello e Cassazione purchè si tratti di reati commessi prima del maggior 2006, quando è entrato in vigore l'indulto.